Mentre Mario Monti in Asia tesse la sua tela diplomatica con la Cina, in patria Giorgio Napolitano lavora alla ricucitura della ‘strana maggioranza’. Il fine legislatura, infatti, preoccupa il Quirinale per piu’ motivi: c’e’ chi punta ancora all’election day (accorpamento di politiche e regionali) con il pericolo di un definitivo insabbiamento della riforma elettorale. Questo per il Colle e’ un punto cruciale: il capo dello Stato vuole evitare a tutti i costi che si voti con il Porcellum, in uno scenario di generale scollamento e senza che la legislatura abbia prodotto una sola, vera riforma. I centristi hanno fatto sapere che a meta’ settimana la commissione competente del Senato varera’ un primo testo, centrato su proporzionale e preferenze: ma in realta’ sono in molti a dubitare che esso abbia un futuro. Ed e’ anche per questo motivo che Napolitano sta compiendo un giro d’orizzonte con i segretari della maggioranza: una mediazione e anche una blindatura del governo tecnico al quale Pdl e Pd non risparmiano ogni giorno un ultimatum (vedi il veto ai tagli del comparto della sicurezza). Il rischio e’ che a forza di stop and go si incorra in un incidente che potrebbe avere conseguenze devastanti nel momento in cui il Paese sta tentando di consolidare la sua credibilita’ internazionale. Ma e’ anche vero che la moral suasion del presidente della Repubblica puo’ giungere solo fino ad un certo punto. Il Pd e’ stato esplicito nel sottolineare di guardare oltre l’esperienza Monti: un governo d’emergenza – ha spiegato Massimo D’Alema – necessario nel 2011, ma ora e’ giunto il momento per la politica di riappropriarsi dei suoi spazi. L’obiettivo, come dice Bersani, resta quello di dare vita ad un governo aperto ai moderati, sebbene Nichi Vendola insista nel reclamare una scelta tra Sel ed Udc: ‘il compito di Vendola – sostiene D’Alema – e’ di portare la sinistra radicale alla prova di governo’. Non quello, e’ il sottinteso, di complicare le cose con ‘argomenti suicidi’, per usare la parole di Bruno Tabacci.
In queste schermaglie c’e’ molto tatticismo elettorale. Ciascuno fara’ la sua parte fino al momento in cui non sara’ piu’ chiaro con quale legge si andra’ alle urne. Ed e’ probabile che anche i centristi non prenderanno posizione fino all’ultimo. Del resto, lo spappolamento del Pdl consente a Casini e Montezemolo di fare surplace: c’e’ una parte del partito berlusconiano, infatti, che vorrebbe dare vita a piu’ dinamiche primarie di coalizione (vedi la proposta Caldoro) un po’ per scongiurare il rischio flop di votanti e un po’ per aprire le porte proprio al leader Udc ed al presidente della Ferrari. Un tentativo di scompaginare i piani della nomenclatura grazie al clima di cambiamenti che si respira nel Paese.
Il Pdl avra’ qualche difficolta’ ad ignorare il malessere delle tante sue anime (dagli ex socialisti agli ex An, dai ‘formattatori’ alle ‘amazzoni’ berlusconiane) che chiedono qualcosa di meno scontato di un rito di investitura dell’attuale segretario: un rito che potrebbe portare dritti ad una nuova catastrofe elettorale (la Santanche’ chiede di annullare e rifondare il partito). Non e’ chiaro quali siano le intenzioni di Silvio Berlusconi ma il passare dei giorni rende sempre piu’ difficile una sorpresa: nel partito tutti sembrano dare per concluso il suo ciclo, anche perche’ i sondaggi hanno dimostrato che il Cavaliere non e’ piu’ in grado di rovesciare la curva declinante del centrodestra. Cio’ apre spazi alle novita’ e alle ambizioni di chi, come Roberto Formigoni, e’ tentato dallo sbarco a Roma. Ma anche sul fronte dell’altra politica non c’e’ chiarezza. La tempesta che scuote l’Italia dei Valori, con le dimissioni del capogruppo Massimo Donadi che aveva pesantemente criticato Antonio Di Pietro, e’ il segnale di una progressiva balcanizzazione che sta colpendo tutti i movimenti. Anche quello di Beppe Grillo, che l’eretica consigliera Federica Salsi accusa di essere diventato come Scientology: una setta che scomunica gli iscritti non allineati ai comandi del capo. Adesso con l’esoterismo il quadro e’ completo.
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