Quella “certa idea della democrazia” risultante da un incrocio tra l’onestà e la competenza tecnica, attenzione al sociale, cioè "sostanziale", che si contrappone alternativamente a quella "formale" liberale, alla quale si rimprovera l’indifferenza etica, populismo, disinteresse per il bene pubblico, particolarismo, rappresenta il binomio evolutivo, come succo fondamentale della politica (dove sia possibile farla, naturalmente).
Il dilemma sottolineato magistralmente da Piero Ostellino sul Corriere e sollevato dalle elucubrazioni tra i sostenitori della “dottrina della libertà” e dai fautori della “dottrina dei diritti” rappresenta il fondamentale, corso e ricorso storico nel quale si muove tutta la Storia dell’Uomo. L’universo è fatto di luce e oscurità, la vita umana è costituita da un sì ed un no, come l’elettronica da: passa e non passa, da acceso e spento. Così la conduzione di una Stato dovrebbe essere caratterizzata da un governo che investa, che spenda nel lusso, in cultura e nei divertimenti (governo formale), se la situazione economica è positiva, ma di contro che ci sia un governo più “sostanziale” ad intervenire, se gli eccessi prodotti in precedenza si siano tramutati in eccessivi sprechi e troppe diseguaglianze. E’ da questa alternanza, senza scombussolamenti ideologici, di accelerazione e rallentamenti, che si crea l’evoluzione di una nazione. Come saggiamente suggerisce Ostellino, la “mitica” terza via di mezzo, conciliante assurdamente liberalismo e socialismo conviventi in un inciucio, è una chimera, comportando essenzialmente l’esasperazione dei soli fattori negativi delle due dottrine, senza usufruirne dei vantaggi che ognuna, singolarmente, potrebbe produrre.
Questa è una facile scorciatoia, non per sanare la “politica”, ma per accontentare i politici, i quali, in nome della salvezza della Patria, immolerebbero i propri principi per i quali sono stati eletti, per spartirsi, in pratica, il bendiddio prodotto in precedenza! Il bipartitismo, questo doveva rappresentare: c’è il tempo di seminare e lavorare e c’ è quello di raccogliere e gioire. Non si può vangare il terreno e raccogliere i frutti contemporaneamente!
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