Ventisei anni (piu’ quattro) per Amanda Knox e 26 anni per Raffaele Sollecito. Sono le richieste avanzate dal pg Alessandro Crini a conclusione della requisitoria nel processo d’appello bis per l’omicidio di Meredith Kercher, uccisa a Perugia nella notte fra l’1 e il 2 novembre del 2007 (la Cassazione aveva annullato la sentenza di appello del Tribunale di Perugia, che aveva assolto entrambi). A carico della studentessa americana, Crini ha anche chiesto che diventino quattro i tre anni di reclusione per calunnia gia’ definitivi e riconosciuti dalla Cassazione, e questo per il "carattere non estemporaneo della calunnia stessa, tarata per creare depistaggio". "Io non c’ero in quella casa. Contrastate radicalmente le richieste", ha raccomandato Amanda al suo legale, Luciano Ghirga, che ha raccontato ai giornalisti di aver parlato con lei negli Usa per telefono assieme al collega Carlo Dalla Vedova: la giovane si e’ detta "dispiaciuta", ha aggiunto Ghirga, ma "date le premesse, se lo aspettava". "Le richieste mi lasciano senza parole", ha invece ammesso Francesco Sollecito, padre di Raffaele, che oggi non era in aula. "Mi aspettavo altro, mi aspettavo una cosa assolutamente diversa", ha aggiunto: "ho fatto mille chilometri per sentire questi vaneggiamenti".
Nella ricostruzione del pg, mentre Rudy Guede abusava sessualmente di Meredith Kercher, supina sul pavimento della sua stanza, Raffaele Sollecito e Amanda Knox si trovavano ai lati del corpo della vittima. "Bocca e collo della vittima erano contenuti in un modo feroce per evitare che Meredith desse in escandescenze ed urlasse – ha spiegato Crini – quando infatti la vittima urlo’, arrivo’ la coltellata feroce alla gola". Due i coltelli utilizzati sulla scena del crimine nella villetta di via della Pergola. "Un coltellino, tenuto in mano da Sollecito" per tagliare il gancetto del reggiseno di Meredith, "e per alzare la temperatura della vicenda – ha spiegato il pg – un altro, piu’ grande, su cui la presenza del dna della Knox e’ chiarissima" e "in un punto molto particolare, fra l’impugnatura e la lama". La ragazza inglese fu "trattata "come se fosse un animale" e il movente del delitto va individuato nell’"esigenza di togliere di mezzo una ragazza di cui si era abusato". Quanto al gancetto del reggiseno della vittima, "la presenza del dna di Raffaele Sollecito e’ certa": per il procuratore generale, "la contaminazione ‘puntiforme’" o "e’ un reato, secondo le indicazioni che ci fornisce la Cassazione, oppure e’ un ‘ossimoro biologico’. Non ha senso che si possa contaminare un oggettino nascosto, senza contaminare una quantita’ di cose". Nella requisitoria c’e’ stato spazio anche per la rievocazione della "bagarre" che "si scateno’" sui risultati" e per una difesa del lavoro fatto dalla polizia scientifica: "Ci andrei cauto a parlare di incompetenza e scarsa professionalita’", ha ammonito Crini. "Dal punto di vista umano e professionale tanto di cappello al pg, per una requisitoria esaustiva e a tratti scenica. Peccato che quella ricostruzione non sia la realta’ dei fatti", ha attaccato Luca Maori, avvocato di Raffaele Sollecito: il suo assistito "quella sera era davanti al suo pc. Tutto il resto e’ niente". Per Francesco Maresca, il difensore della famiglia di Meredith Kercher, invece, "le richieste del pg sono assolutamente equilibrate, in linea con una requisitoria completa e precisa".
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