Si allunga l’ombra della rivendicazione di un gruppo salafita dietro il lancio di razzi che stamattina ha scosso Eilat, popolare localita’ turistica israeliana sul Mar Rosso. Due missili Grad – piovuti dal Sinai egiziano – che non hanno causato vittime ne’ danni ma hanno fatto tornare la paura in citta’ e soprattutto ha riacceso l’allarme in una zona sensibile: a ridosso del confine con l’Egitto. Il premier Benyamin Netanyahu – a Londra per i funerali di Margaret Thatcher – si e’ subito messo in contatto con il ministro della difesa Moshe’ Yaalon e con il sindaco di Eilat, Yitzhak Halevy, per una ‘consultazione di sicurezza’ su ‘come rispondere’ all’accaduto. Mentre dal Cairo arrivavano a stretto giro messaggi rassicuranti sulla volonta’ dell’Egitto di Mohamed Morsi di collaborare con Israele nelle indagini.
Il gruppo salafita ‘Majlis Shura al Mujahidin (Consiglio Consultivo dei Mujahidin) nei dintorni di Gerusalemme’, ha motivato in un comunicato la sua azione come una risposta alla morte di un detenuto palestinese in un carcere israeliano e all’uccisione di due adolescenti in Cisgiordania. Tra l’altro, proprio oggi cade l’annuale ‘Giornata dei prigionieri palestinesi’, segnato dal rifiuto da parte di 3.000 reclusi della prima colazione e da una manifestazione davanti al carcere israeliano di Ofer, in Cisgiordania, vicino a Ramallah.
Le sirene d’allarme sono risuonate a Eilat intorno alle 9 del mattino e la polizia ha subito invitato i residenti a recarsi nei rifugi. Poco dopo sono state sentite forti esplosioni. Uno dei due razzi – l’altro e’ caduto in una zona disabitata – e’ stato trovato dalla polizia vicino ad una casa in costruzione. Come conseguenza e’ stato chiuso al traffico civile l’aeroporto cittadino, riaperto solo con il cessato pericolo. Eilat – che si trova alla punta estrema d’Israele, sul Mar Rosso, a ridosso di Egitto e Giordania – e’ protetta dal sistema difensivo ‘Iron Dome’, usato in modo massiccio nel Paese contro i missili in arrivo dalla Striscia di Gaza durante l’operazione ‘Colonna di Nuvola’, a novembre. In questo caso pero’ non e’ entrato in funzione, pur avendo ‘tracciato’ l’arrivo dei Grad. In un primo momento, e’ sembrato che anche altri due razzi fossero caduti nella vicina Aqaba, in Giordania, ma le autorita’ del regno hascemita hanno smentito la cosa.
Fin da subito, una prima valutazione espressa a caldo alla Radio militare israeliana da un alto ufficiale della riserva ha indicato quale probabile responsabile dell’azione un gruppo filo-al Qaida attivo nel Sinai. Del resto, la penisola non e’ nuova a episodi simili, sullo sfondo di un’emergenza sicurezza tenuta ormai sotto stretto controllo sia da parte israeliana sia da parte egiziana. Amos Gilad, consigliere politico del ministero della difesa, in un’intervista a Radio Gerusalemme, ha lasciato intendere che si starebbe in effetti rinsaldando una cooperazione silenziosa sul terreno fra i due Paesi vicini.
‘Chi spara su Eilat – ha ipotizzato a sua volta il viceministro della Difesa israeliana Danny Danon – vuole evidentemente creare imbarazzo al governo egiziano. Puo’ trattarsi di gruppi legati ad al Qaeda, o anche all’Iran’. Il portavoce della presidenza egiziana Omar Amer – pur affermando che e’ troppo presto per stabilire l’identita’ di chi ha lanciato i razzi – ha a sua volta sottolineato che l’Egitto del dopo-Mubarak continua a collaborare con Israele e con tutti i paesi con cui ha frontiere comuni per garantire la sicurezza. Mentre il portavoce delle forze armate del Cairo Ahmed Mohamad Ali ha scritto un post su Facebook per garantire che il territorio egiziano ‘non sara’ mai fonte di minaccia per i paesi vicini in tutte le direzioni strategiche’. E ha annunciato l’istituzione immediata di un comitato d’inchiesta sul lancio di razzi contro Eilat.
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