La politica è veramente un palcoscenico dove ogni tanto, anzi fin troppo spesso, si esibisce il grande statista, colui che vanta di avere la ricetta in tasca per tutti i mali. Enumerare questi personaggi è inutile, sono e sono stati sotto gli occhi di tutti, essi trasudano di arroganza e di sfrontatezza ed a volte fanno sfoggio anche di turpiloquio. Ora, tra questi inutili ed improvvisati "statisti", emerge Grillo, di professione comico.
L’ultima sparata del messia genovese è stata: "l’Italia è un’arlecchinata di popoli, di lingue, di tradizioni che non hanno più alcuna ragione di stare insieme". Che cultura! E’ così vasta che non si è accorto che, tranne piccolissimi stati, come ad esempio San Marino, tutti gli altri sono un agglomerato di popoli, di lingue e di tradizioni. Forse ora si è dimenticato che in Iran, paese d’origine del suocero, ci sono almeno 10 etnie completamente diverse una dall’altra, più numerosi gruppi nomadi con lingue e tradizioni molto diversi. Viene il sospetto che Grillo da qualche parte abbia letto delle "città stato” e, pertanto, da grande comico si è messo a blaterare l’ultima "verità" certamente non consona ad uno di cotanta vasta cultura. Vabbé, alla fine fregnaccia più, fregnaccia meno, il risultato è sempre quello:niente di sensato. Che la colpa sia da ricercarsi nella perdita di argomentazioni per arringare le persone? Può essere, in tal caso però sarebbe opportuno ed auspicabile che l’aspirante statista genovese, invece di continuare a dire panzane, pensasse un po’ a come risolvere tutti quei problemi che ha sollevato.
Fino ad oggi, oltre a dire sonore frescacce tipo quelle enunciate, ha solo cavalcato il malessere, ma non una proposta seria e fattibile ha avanzato. E’ talmente senza idee che non ha accettato nemmeno di stare al governo insieme al Pd: in quel caso avrebbe dovuto prendere iniziative. E’ facile dire ciò che non va, è facile anche fare e dire pagliacciate, proporre cose serie ed attuabili è ben altra cosa.
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