Nella giornata in cui il Senato approva in prima lettura la legge quadro sulla partecipazione dell’Italia alle missioni internazionali, il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni era atteso proprio a Palazzo Madama ed è tornato ad assicurare, come aveva del resto già fatto il premier Matteo Renzi dal salotto televisivo di Barbara D’Urso, che ogni eventuale intervento in Libia "verrà effettuato solo previa autorizzazione del Parlamento". E proprio nella giornata in cui, sempre grazie a un emendamento della maggioranza al ddl missioni, il Copasir vede ampliarsi il numero dei propri componenti di due membri, uno dell’opposizione e uno della maggioranza, di fatto consentendo a Forza Italia di non rimanerne escluso, il presidente del Comitato parlamentare per la sicurezza, Giacomo Stucchi, invoca massima e rapida chiarezza sulla vicenda dei quattro tecnici italiani rapiti a Sabrata, due dei quali sono rimasti uccisi in una operazione delle forze di polizia libiche. Vicenda nella quale, ha spiegato il titolare della Farnesina "non sono emersi elementi riguardanti il coinvolgimento di Isis, non ci sono state rivendicazioni, l’intelligence italiana ha attivato tutte le risorse umane e tecnologiche e la collaborazione con tutti i partner locali: costante è stato il rapporto tra intelligence e Farnesina, senza però riuscire mai a localizzare con precisione i possibili luoghi di detenzione". Quindi l’appello all’unità politica: "E’ in circostanze come queste che il Parlamento è chiamato a mostrare il volto di una Italia coesa, che si stringe intorno alle vittime, si unisce agli apparati di sicurezza impegnati ancora in queste ore per il rientro delle salme, lasciandosi alle spalle bagarre e polemiche di parte. Un grande stato fa così".
L’informativa di Gentiloni alle Camera era però stata calendarizzata originariamente per affrontare la questione della possibilità di un intervento di tipo militare in Libia, e il ministro ha confermato: "A chi agita la propaganda interventista, replichiamo che gli interventi militari non sono la soluzione, e anzi a volte peggiorano le cose. La Libia ha una estensione sei volte l’Italia e milizie di 200mila uomini, non è proprio un territorio sensibile per azioni militari. Il governo difenderà il Paese dalla minaccia terroristica con misure che riterremo proporzionate, non ci faremo trascinare in situazioni pericolose, ci affidiamo al Parlamento perché convalidi la nostra linea di fermezza, prudenza e responsabilità". Ma la situazione, avvisa il ministro, non è da sottovalutare: "Contiamo al momento 5000 combattenti di Daesh in Libia, concentrati soprattutto nella zona di Sirte, ma sappiamo che c’è il macabro pericolo di una sorta di franchising di Daesh da parte di piccoli gruppi locali. Noi ci difenderemo, come prevede l’articolo 52 della Costituzione, e di tali misure il Parlamento sarà informato tramite il Copasir, come prevede la legge".
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