Raggiunta (almeno per il momento) la stabilità politica, avendo scongiurato il rischio di una crisi di governo, per l’esecutivo è tempo di concentrarsi su quella economica, attraverso il varo della legge di stabilità. Nel giorno in cui il premier Enrico Letta incontra i sindacati, tiene banco il dibattito sulla riduzione del cuneo fiscale, uno dei punti nevralgici del provvedimento che sarà varato nelle prossime settimane.
Ieri, intervistato da Maria Latella su Sky Tg24, Letta ha assicurato che all’interno della legge di stabilità saranno previste misure per ridurre "l’insopportabile peso del cuneo fiscale e per favorire la diminuzione del costo del lavoro", spiegando che "nel 2014 i lavoratori avranno un beneficio in busta paga e anche le imprese avranno dei vantaggi in modo da poter assumere e capitalizzare le proprie imprese".
In un’intervista al Corriere della Sera, il viceministro all’Economia Luigi Casero (Pdl) ribadisce oggi che "il governo manterrà la promessa: il taglio del cuneo fiscale ci sarà nel 2014. Ma solo una prima parte dell’operazione, non la più cospicua, rientrerà nella legge di Stabilità". Si parla di una cifra stanziata per l’intervento di circa 4-5 miliardi, su cui Casero precisa: "È chiaro che non potrebbe che trattarsi solo di un primo intervento, e che potrebbe essere indirizzato ai più giovani". Ai microfoni di Rai Radio 1, invece, il sottosegretario all’Economia Pierpaolo Baretta (Pd) afferma che "sul taglio del cuneo fiscale alle imprese e ai lavoratori, il governo non ha comprensibilmente potuto fare nessuna stima ufficiale. Anche con il contributo sindacale – aggiunge il sottosegretario – dobbiamo trovare una soluzione che venga percepita come importante dai lavoratori".
Baretta aggiunge però di non poter "essere preciso sulla cifra che effettivamente si ritroverebbe in più il lavoratore in busta paga, perché dobbiamo tenere conto della manovra nel suo insieme, calcolando tutte le voci necessarie, ad esempio la cassa integrazione in deroga, che resta un problema molto serio, su cui regioni e sindacati sono molto attenti". "La crisi non è finita – avverte Baretta – perciò bisognerà contemperare le spinte di stimolo con quelle di contenimento, quindi inutile parlare di cifre".
Stando però alle ipotesi che circolano – ovvero che il governo destinerebbe 4-5 miliardi per ridurre il cuneo fiscale – il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi sottolinea che "8-10 miliardi sarebbero meglio", sostenendo che con "un minimo di spending review si possono recuperare".
Il presidente dei deputati del Pdl Renato Brunetta auspica infine che non ci sia "nessuna resa dei conti tra centrodestra e centrosinistra. Con la sinistra governiamo insieme, avendo vinto insieme le elezioni. Serve un patto per lo sviluppo: niente Imu sulla prima casa, meno tasse sul lavoro, meno tasse sulle imprese, più occupazione. Sulla legge di stabilità possiamo fare un grande lavoro nell’interesse degli italiani".
A proposito di Imu, è stato dichiarato inammissibile dalle commissioni Bilancio e Finanze della Camera l’emendamento presentato dal Pd al decreto sull’imposta sulla prima casa, che proponeva di esentare dalla prima rata solamente le case con una rendita catastale inferiore a 750 euro. L’emendamento, pensato tra le altre cose per riportare l’Imu al 21%, è stata "stoppato" dai presidenti delle commissioni Bilancio e Finanze (Francesco Boccia del Pd e Daniele Capezzone del Pdl) perché "estraneo alla materia". Una possibile nuova "mina" per la maggioranza, che però sembra disinnescata in partenza.
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