Sara’ il neo consiglio federale della Lega Nord in programma la prossima settimana, i cui membri sono stati eletti al congresso del Carroccio che ha visto l’investitura ufficiale di Roberto Maroni a segretario leghista, a dover votare la proposta avanzata proprio dal leader dei Lumbard di lasciare Roma: il che tradotto vorrebbe dire abbandonare gli scranni del Parlamento. Non e’ la prima volta che esponenti del Carroccio ventilano l’addio alle aule Parlamentari, ma questa volta, a differenza delle precedenti dove le ‘minacce’ dei leghisti si erano fermate solo ad annunci, l’intenzione sembrerebbe quella di fare sul serio. E dunque ad esprimersi ufficialmente sulla permanenza dei leghisti in Parlamento sara’ il consiglio federale i cui componenti sono in maggioranza appartenenti all’area vicina a Roberto Maroni.
La pattuglia delle ‘camicie verdi’ in Parlamento e’ composta da 22 senatori e 59 deputati. Due sono le opzioni principali che i parlamentari del Carroccio avrebbero di fronte nel caso decidessero di non presentarsi piu’ in Parlamento. La prima, e’ piu’ semplice da mettere in pratica, consiste nel disertare le sedute e le riunioni delle commissioni parlamentari. In questo caso gli esponenti del Carroccio percepirebbero lo stesso lo stipendio decurtato pero’ dall’importo previsto per la presenza nelle giornate di votazioni. Per quanto riguarda la Camera infatti il regolamento prevede che un deputato e’ presente se partecipa al 30% delle votazioni che si svolgono in una giornata. Allo stipendio mensile poi vanno sottratti fino a 500 euro in relazione alla percentuale di assenze dalle sedute delle Giunte, delle Commissioni permanenti e speciali.
La seconda opzione a disposizione dei Lumbard prevede invece le dimissioni dall’incarico di parlamentare. In questo caso ad esprimersi sull’accettare o meno la richiesta di dimissioni deve essere l’assemblea di Montecitorio o del Senato.
L’eventuale addio dei Lumbard agli scranni parlamentari non avrebbe comunque ricadute sul governo Monti. La Lega non e’ tra le forze che compongono la maggioranza che sostiene l’esecutivo. Ripercussioni pero’ potrebbero esserci per quanto riguarda il cammino delle riforme costituzionali all’esame del Senato. L’asse Pdl-Lega ha consentito infatti l’approvazione di emendamenti sul senato federale targati proprio Carroccio ed i voti leghisti sono fondamentali per l’ok agli emendamenti per l’elezione diretta del presidente della Repubblica cari al Pdl.
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