Ha fatto tremare il congresso, ad un certo punto, perche’ sembrava volesse rimettere in discussione la svolta. Sostenere che in questi mesi non e’ successo niente, o quasi, nella Lega. Anzi, ha adombrato che forse qualcuno lo aveva ‘imbrogliato’ nello scrivere il nuovo statuto che lo relega a padre nobile del movimento e poco piu’. Umberto Bossi alla fine, pero’, ha lasciato il palco del congresso di Assago in lacrime: la segreteria federale della Lega non e’ piu’ sua, e’ di Roberto Maroni. Che, si’, ha parlato di Bossi come di ‘un fratello’, ma ha aggiunto subito che ormai si e’ aperta ‘una fase nuova, una fase matura’ per il partito.
Aveva ritardato il suo arrivo fino all’ultimo, Bossi. Ieri non c’era ad Assago, ma nemmeno era in scaletta. Oggi sarebbe dovuto intervenire per primo, invece si e’ materializzato da Gemonio quando ormai era vicino il voto, facendo saltare l’ordine degli interventi. Il congresso federale, a dieci anni dall’ultimo, si e’ fatto ‘in conseguenza dell’attacco della magistratura’, ha esordito dal palco. E poi: ‘La Lega non ha rubato niente, i ladri sono a Roma’. Il Senatur in camicia verde ha quindi ribadito la sua tesi del complotto giudiziario, ma ‘se pensavano – ha aggiunto – che la Lega morisse non hanno capito che la politica si fa con le idee che camminano sulle gambe degli uomini’.
Nessuna novita’ vera, nelle idee del fondatore. I toni scelti, pero’, hanno suggerito alla platea il rischio di un colpo di coda da parte del vecchio leader che confessava di ‘non essere stato preoccupato per la Lega ma che morisse un sogno, quello della Padania’. E l’hanno avvertito piu’ forte, il dubbio, quando e’ arrivato a criticare le ormai note ‘pulizie’ che hanno sospinto l’avvento di Maroni. ‘Quelli che alzavano le scope – ha infatti detto Bossi ricordando la serata dell’Orgoglio padano di Bergamo, finita in lacrime anche allora ma per i figli coinvolti nello scandalo -, se andiamo a fondo farebbero bene a non alzarle troppo’. Silenzio fra gli ottomila del Forum di Assago. Che hanno accolto Bossi in un’affettuosa standing ovation, ma che hanno mostrato di non seguirlo fino in fondo in un discorso che e’ parso distaccato dai problemi quotidiani della Lega. Non tutti hanno applaudito, pochi lo hanno invocato, molti sfoggiavano le magliette dei Giovani Padani che raffiguravano proprio le scope, e tutto questo non sara’ sfuggito all’ex segretario al momento di tirare le somme. Di certo, Bossi non ha voluto assistere agli interventi dei triunviri e di Maroni. Si racconta che fosse teso, che abbia ribadito in una stanzetta, a un gruppetto di confidenti, il sospetto di brogli per l’approvazione di quello statuto messo ai voti senza esaminare gli emendamenti e in cui avrebbe voluto maggiore potere discrezionale, per esempio sui candidati.
Maroni e’ rimasto in prima fila, immobile. E’ stato solo alla fine, quando il nuovo segretario federale e’ stato proclamato che Bossi ha riguadagnato il palco ed e’ scoppiato in lacrime accanto all’ormai ex delfino, raccontando l’episodio biblico di Salomone e del bambino conteso da due madri. La Lega e’ passata a Maroni. E tutto il congresso, questa volta coralmente, si e’ alzato in piedi ad applaudire il vecchio leader, diventato presidente a vita e un po’ disorientato dal nuovo ruolo.
Discussione su questo articolo