Il dl Lavoro, nel suo passaggio alla Camera, "ha mantenuto le caratteristiche essenziali dell’intervento". Dalle colonne dell’Unità, il ministro del Lavoro Giuliano Poletti prova a mettere acqua sul fuoco sulle polemiche legate al dl Lavoro, che approvato la scorsa settimana dalla Camera con il voto di fiducia, si prepara a un passaggio al Senato che si preannuncia tormentato, visto che le modifiche inserite nella commissione presieduta dall’ex ministro Pd del Lavoro Cesare Damiano saranno al centro del dibattito che si aprirà a Palazzo Madama, con Ncd e Scelta Civica sul piede di guerra.
"Lo spirito sarà rimasto lo stesso ma la carne si è indebolita di molto" afferma il presidente della commissione Lavoro del Senato, Maurizio Sacconi (Ncd) a margine di un convegno all’Inail dedicato alla sicurezza sul lavoro, commentando l’intervista di Poletti. Sacconi, sottolineando che comunque il termine "battaglia" è troppo forte per descrivere quello che attenderà il decreto al Senato, afferma che attraverso le modifiche alla Camera "la sostanza della novità si è ridotta della metà, proporremo al governo l’esigenza di reintrodurre semplificazioni nelle sanzioni e sulla regolazione dei contratti a termine e di apprendistato".
A margine dello stesso convegno, il ministro del Lavoro è tornato sul dl: "Pensiamo – afferma Poletti – che bisogna fare in modo che le imprese possano assumere senza preoccupazione, senza paura del fatto che se assumono con un contratto a termine poi rischiano di finire davanti a un magistrato del lavoro e ritrovarsi con un contratto a tempo indeterminato. Qualcuno potrebbe dire che questa è una situazione che aumenta la precarietà: no, perché oggi in Italia il 70% dei contratti di avviamento al lavoro sono contratti a termine, quel 70% è arrivato prima del decreto".
Secondo Poletti "il problema è che oggi siamo ancora in una fase di crisi dell’economia e vogliamo spingere per uscirne il più velocemente possibile, ma per far questo serve nuova occupazione e per averla bisogna che migliorino le aspettative, che migliori il quadro economico e che l’impresa nel momento in cui ha un’opportunità non debba chiederci ‘ma io assumo o non assumo perché poi chissà cosa mi succede’".
"I numeri – spiega ancora il ministro – mi dicono che con le vecchie normative e la presenza della causale nei contratti a termine le imprese in molti casi interrompevano i contratti di lavoro e nella stessa posizione mettevano un’altra persona, il che vuol dire che in una posizione di lavoro in 36 mesi ci passavano 6 persone. Oggi, con la nuova norma – sostiene Poletti difendendo il dl -, è possibile per l’impresa e il lavoratore prorogare lo stesso contratto, il che vuol dire che nella stessa posizione di lavoro ci può rimanere una persona per 36 mesi. Sostenere che questa situazione sia più precaria a me pare non ragionevole". Per quanto riguarda il passaggio del decreto a Palazzo Madama, il ministro afferma: "Credo che il Senato abbia tutti i titoli per fare le proprie valutazioni e, se reputerà, di fare emendamenti al testo che è arrivato. Sostengo due tesi molto forti – aggiunge Poletti -: la prima è la necessità di velocità assoluta perché bisogna fare l’operazione di conversione del decreto, la seconda è che bisogna essere fedeli al testo di partenza", quindi gli emendamenti devono essere "compatibili con l’impianto dal quale siamo partiti".
Poletti ha inoltre annunciato che il primo maggio partirà il programma "Garanzia Giovani" dedicato ai Neet: "Per noi è molto importante – spiega il ministro -, è la prima volta che nel nostro Paese si avvia un progetto dove le istituzioni pubbliche decidono di prendere in carico i giovani che sono nella situazione più difficile, che hanno smesso di studiare e non hanno un lavoro e oggi sono in una sorta di terra di nessuno, essendo affidati esclusivamente alla condizione della propria famiglia. Sappiamo che questo meccanismo è nuovo e va aiutato, sappiamo di correre il rischio di malfunzionamenti, però applichiamo una regola nel modo di agire del nostro governo: quando siamo convinti di essere pronti bisogna partire, io credo che nel nostro Paese molto spesso si è sbagliato per paura di sbagliare". Nel corso del convegno Inail, Poletti ha infine annunciato un altro progetto del governo: "Stiamo lavorando ad un’idea sulla cui base le persone che ottengono un sussidio pubblico, dove e quando possono, si mettono a disposizione delle loro comunità per dare un aiuto alla collettività. Questo – aggiunge il ministro – non deve diventare una sostituzione del lavoro ma deve essere su base volontaria e può essere sviluppato in collaborazione con gli enti locali, con il mondo del terzo settore e dell’associazionismo".
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