Se la Spagna e’ gia’ nella rete della Bce, l’Italia certo non naviga in acque sicure, anzi da come si sta delineando il nuovo panorama politico, dovrebbe seguire la stessa strada. La Spagna che aveva basato la propria crescita economica soprattutto nel settore delle costruzioni, vede un grosso cambiamento nel 2008, con il crollo del mercato delle case in USA che scatenò la crisi finanziaria e bloccò le banche dall’erorare credito. Anche se le banche spagnole non erano coinvolte direttamente con mutui subprime delle banche americane, in Spagna c’era lo stesso un vastissimo fenomeno di mutui subprime. In pratica la Spagna aveva costruito a velocita’ incredibile interi paesi, poi rimasti completamente vuoti, perche’ nessuno li comperava. Da qui le banche che avevano finanziato i progetti, hanno riportato enormi perdite. Molti impiegati nel settore delle costruzioni persero il lavoro. La Spagna entra in crisi con piu’ di un quarto della popolazione disoccupata, dove la meta’ hanno meno di 25 anni.
Alla fine del 2008, il governo Socialista di centro-destra per superare la crisi, annuncio’ un piano di sviluppo da 11 miliardi di euro per stimolare l’economia, in particolare nei settori delle costruzioni e delle infrastrutture, misure raccomandate dall’Unione Europea e dal Fondo Monetario.
Nel 2009, questo piano si dimostro’ un vero e proprio fallimento, soprattutto per l’inutilita’ dell’uso che si fece del denaro ricevuto. Il livello di disoccupazione continuo’ a crescere e così il livello del debito.
Grecia, Irlanda e Portogallo videro i loro debiti fuori controllo e l’anno scorso furono costrette ad accettare il bailout (prestito a tasso bassissimo) dall’Unione Europea. Nel 2010 si rese pubblico che le banche spagnole avendo finanziato il mercato delle case, erano sull’orlo del fallimento con enormi perdite. Quindi il governo cambiò tattica ed annunciò un piano di austerità, in pratica era quello che voleva l’Unione Europea. In questo caso il governo non aveva nessun’altra opzione. In altri casi, i Paesi svalutano la propria moneta per favorire le esportazioni dei propri prodotti. Ma la Spagna non pote’ fare questo, perche’ non ha una propria moneta, non ha una propria banca centrale e quindi non ha una propria sovranita’.
In maggio 2011, la popolazione aveva un’idea diversa, milioni di persone si riversarono sulle strade in protesta, ed in novembre il governo di centro destra fu spazzato via dal quello di centro sinistra. La nuova amministrazione di Mariano Rajoy del Partito Popolare, annuncio’ un piano gia’ familiare e peggio di prima, cioe’ un’austerita’ ancora piu’ dura. Inoltre Bankia, la piu’ grande banca Spagnola, annuncia il suo fallimento e viene salvata dal Governo con 19 miliardi di euro. Questi sono soldi che il Paese non riesce a permettersi, quindi e’ costretta a chiedere un enorme bailout dall’Unione Europea. Il problema e’ che se chiedi un bailout dalla EU, questa ti manda i loro commissari, sul modello di Mario Monti i quali ti dicono cosa devi fare, in pratica perdi la sovranita’. Grecia, Irlanda e Portogallo lo hanno accettato, invece la Spagna si e’ rifiutata.
Questo aggressivo piano di austerita’, potrebbe deprimere fortemente l’economia e destabilizzare la Spagna, dove regioni come la Catalonia, vedendo il governo centrale debole, potrebbero spingere per l’indipendenza. In una democrazia normale, se un Paese va verso la bancarotta, ci dovrebbe essere la possibilita’ di poter fare un passo indietro e di poter dire, c’e’ qualcosa di sbagliato con questo tipo di moneta!
Ora, la situazione e’ in questi termini, la Germania presterebbe i soldi alla Spagna solo se in cambio la Spagna fa quello che dice la Germania, e qui si sta giocando la negoziazione. L’ultima carta che la Spagna ora potrebbe giocare e’ la seguente: o ci salvi o l’euro e’ caput! L’Italia che ha circa 2,000 miliardi di debito pubblico, con circa 80 miliardi di interessi da pagare all’anno e con un’economia che e’ bloccata da anni, riuscira’ a pagare il prossimo anno o sara’ costretta a seguire la strada della Spagna?
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