L’Italicum, la riforma elettorale, e’ un perfetto sconosciuto per tre italiani su quattro. Il dato emerge da un sondaggio Lorien Consulting per Italia Oggi. Non e’ una novita’: per l’opinione pubblica le priorita’ continuano ad essere l’economia, e attualmente anche l’immigrazione in quanto legata alla cronaca. A proposito: un sondaggio approfondito sulla questione migranti farebbe emergere umori molto diversi da cio’ che dicono la politica e le istituzioni.
Torniamo all’Italicum sul quale si sta consumando una guerra apparentemente all’ultimo sangue tra Matteo Renzi e minoranza del Pd, e tra le opposizioni e il governo. Il sondaggio e’ indicativo, ma non sorprendente: le riforme elettorali del passato, ad eccezione dei referendum di Mario Segni del 1991-1993 (in tutt’altro clima politico), non sono mai stati argomenti di interesse popolare. Ne’ il Mattarellum, ne’ il Porcellum. Ma resta il fatto che la riforma va fatta in quanto il sistema attuale e’ stato dichiarato anticostituzionale.
Anche per questi motivi Renzi cerca di liberarsi della pratica al piu’ presto per tornare a concentrarsi su temi di maggiore appeal. E’ poi vero che l’Italicum gli offre la possibilita’ di governare a lungo – salvo imprevisti – con un partito a sua misura. Esattamente il motivo che spinge la minoranza democratica e le opposizioni a minacciare la barricate. Se un altro governo, magari un governo Berlusconi, avesse agito come Renzi – sostituzione dei dissidenti in commissione, minaccia del voto di fiducia – qualcuno avrebbe fatto appello alle piazze. Perche’ oggi c’e’ invece una sostanziale indifferenza? In parte per il distacco dell’opinione pubblica segnalato dal sondaggio, ma anche per la scarsa credibilita’ degli oppositori del premier.
Enrico Letta che definisce Renzi "come il metadone", Pier Luigi Bersani che lo attacca sui capilista nominati, Rosy Bindi che annuncia "l’ultima battaglia" prima della probabile non ricandidatura; e dall’altro fronte il centrodestra che vuol fare l’Aventino, sono tutti poco credibili per un motivo semplice: ognuno ha beneficiato del sistema in auge fino al 2013, nominati compresi. Le liste del Pd di Bersani sono state decise dalla segreteria, anche se oggi molti fedelissimi sono passati dall’altra parte. E cosi’ quelle del Pdl. Il Porcellum ha dato la vittoria a Berlusconi nel 2008, ma anche al centrosinistra prodiano nel 2006 e al Pd bersaniano nel 2013. O ce lo siamo dimenticato?
Ancora. Oggi il centrodestra giudica gravissimo che sulla riforma non vengano coinvolte le opposizioni; ma nel 2005 il Porcellum passo’ con i soli voti del centrodestra, e la minaccia di Berlusconi di dimettersi in caso di bocciatura. Dunque? La realta’ e’ che chi si oppone a Renzi ha sulla carta ottime ragioni, peccato che non siano le ragioni per le quali agisce. E dunque l’opposizione diviene la coperta di tutte le debolezze: quella della minoranza Pd e dell’estrema sinistra, che e’ stata incapace di governare (e di formare il governo), mentre ha perso il partito; e quella di un centrodestra frantumato in mille pezzi, a cominciare dalla leadership berlusconiana. Renzi sara’ anche "solo al comando", ma perche’ gli altri gli hanno spalancato la porta. A ben vedere i suoi veri possibili ostacoli sono due: il capo dello Stato, il quale se il premier cadesse in un’imboscata parlamentare potrebbe non gestire la crisi come intende Renzi (anche le elezioni anticipate si svolgerebbero con il proporzionale); e qualche altra iniziativa giudiziaria, che stavolta tocchi il potere centrale.
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