Ieri in Commissione Affari Costituzionali del Senato, dove è all’esame il testo unificato sulla riforma di Parlamento e forma di Governo – testo che modifica la composizione dei due rami del Parlamento e, in parte, anche le loro funzioni – si è discusso anche degli eletti all’estero.
Che fine faranno i parlamentari eletti dagli italiani nel mondo? Siederanno ancora in Parlamento nella prossima legislatura, insieme ai loro colleghi italiani? E il loro numero verrà ridotto o resterà lo stesso?
Ridurre il numero di deputati e senatori è uno degli obiettivi del testo che, allo stato, prevede ancora 12 eletti all’estero: 8 alla Camera e 4 al Senato. Ma questa "distribuzione" non è condivisa da tutti. Per il senatore Marino (Pd) gli eletti all’estero dovrebbero sedere solo alla Camera "dato che – ha spiegato – il loro numero potrebbe influenzare le determinazioni del collegio in un Senato ridotto nel numero dei componenti". Secondo il senatore Del Pennino (Misto-P.R.I.) "quella in esame è una riforma di basso profilo, con elementi demagogici e confusi". Tra i punti criticati dal senatore il fatto che "la riduzione dei Parlamentari non è accompagnata da una riforma della legge per l’elezione dei deputati e dei senatori nella circoscrizione Estero che, come testimoniato dall’indagine conoscitiva svolta dalla Commissione nella XIV legislatura, è motivo di confusione e spesso anche di episodi di clientelismo; i parlamentari eletti all’estero dovrebbero essere ricondotti alle circoscrizioni del territorio nazionale". Più drastico il senatore Divina secondo cui "la circoscrizione Estero deve essere soppressa: non si intravede, infatti, il senso logico del contributo che un gruppo minimo di persone provenienti da altri continenti potrebbe fornire alla funzione legislativa".
Discussione su questo articolo