La scorsa settimana il Senato aveva salvato la Circoscrizione estero, quella che interessa gli italiani nel mondo, per quanto riguarda i deputati eletti dai connazionali residenti oltre confine, che – pur ridotti nel numero – venivano mantenuti, passando da 12 a 8 (l’intero numero dei deputati passa da 630 a 508). Ma così non è stato per Palazzo Madama. Infatti, con un emendamento relativo al Senato federale, viene cancellata la presenza dei senatori eletti all’estero (attualmente 6).
All’inizio, la Commissione Affari Costituzionali aveva previsto di mantenere in Senato 4 eletti all’estero: ma l’Aula di Palazzo Madama ha stravolto l’emendamento, tanto è vero che il relatore Vizzini si è voluto dimettere.
Questo ha creato e sta creando anche nel momento in cui scriviamo una grossa polemica. Gli addetti ai lavori ricordano che gli italiani all’estero sono una risorsa per l’Italia e non si può pensare di farli fuori in questo modo. Eppure in Parlamento esiste di fatto un vero e proprio partito che è contro le comunità italiane residenti nei cinque continenti: un partito trasversale, composto da Lega e Idv, da una parte del PdL e in alcuni casi anche da singoli esponenti targati Pd. Insomma, gli italiani nel mondo – o almeno, i loro rappresentanti a Roma – al Parlamento italiano non sono poi così simpatici. Sarà per via dei tanti brogli che si sono verificati nelle elezioni estere del 2006 e del 2008, sarà per il caso di Nicola Di Girolamo– l’ex senatore PdL finito in gabbia perché accusato fra le altre cose di essere arrivato a Palazzo Madama grazie ai voti raccolti dalla criminalità organizzata -, oppure per quello di Antonio Razzi, l’onorevole dell’Italia dei Valori – oggi deputato di Popolo e Territorio – eletto nella ripartizione estera Europa, che nell’aula della Camera è stato pizzicato da una telecamera mentre spiegava di essere in Parlamento solo per farsi i cazzi propri (ha usato proprio questa espressione, vi rimandiamo al video che pubblichiamo in questa pagina), perchè tanto – sempre secondo Razzi – tutti i parlamentari fanno lo stesso.
Fatto sta che la circoscrizione estero – occhio, non il voto degli italiani nel mondo – è sempre più in bilico. Del resto, fra le comunità italiane è sempre più forte lo scontento nei confronti dei parlamentari eletti nel mondo, che – spiegano diversi connazionali – non si vedono né si sentono, non si capisce ancora a cosa servano davvero, e – punto più importante – non riescono a lavorare uniti nell’interesse di chi li ha inviati a Roma attraverso il proprio voto. Non ci riescono perché sono divisi fra loro, troppo schiavi dei propri partiti di riferimento, troppo poco legati alle comunità che qui in Italia dovrebbero rappresentare.
Esiste ora la possibilità che i 4 senatori previsti all’inizio dal testo uscito dalla Commissione, vengano “spostati” alla Camera: insomma, il Senato rimarrebbe senza rappresentanza per ciò che riguarda gli italiani nel mondo e i 4 senatori persi a Palazzo Madama si potrebbero andare ad aggiungere agli 8 deputati eletti all’estero mantenuti a Montecitorio. Potremmo dunque avere 12 deputati eletti oltre confine alla Camera e nessun senatore eletto all’estero a Palazzo Madama. Cosa significherebbe questo? Noi abbiamo la nostra idea, ma cercheremo di approfondire con i diretti interessati – i nostri eletti all’estero – e fare parlare loro. Tuttavia, è chiaro fin da subito che per quanto riguarda una eventuale campagna elettorale si romperebbero diversi equilibri o, diciamo così, consuetudini. Come quella del “ticket”, per esempio: sarebbe impossibile per un candidato alla Camera “allearsi” in campagna elettorale con un candidato al Senato, visto che a Palazzo Madama gli eletti all’estero potrebbero non arrivare mai più, dopo questa legislatura. E così i vari candidati nella Circoscrizione estero correrebbero tutti per la Camera dei Deputati, e sarebbero di fatto tutti avversari fra loro. Vi immaginate cosa potrebbe accadere in Europa? Se le intenzioni di voto dovessero restare quelle di oggi, il Pd avrebbe più possibilità di eleggere deputati, rispetto per esempio al PdL. E all’interno dei due maggiori partiti, i vari candidati si scannerebbero pur di essere sicuri di vincere e conquistare il seggio in Parlamento.
Insomma, ancora non è stato messo alcun punto finale alla vicenda, ma da qui a fine legislatura molte cose potrebbero ancora cambiare: fra queste, anche la legge elettorale. Staremo a vedere quel che succederà. E come sempre ve lo racconteremo su ItaliaChiamaItalia.
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