Il 2 maggio del 2008 – ormai quattro anni fa – ItaliaChiamaItalia ebbe l’onore di intervistare Mirko Tremaglia. Fu una delle tante interviste che Tremaglia rilasciò al nostro quotidiano online. A intervistare lo storico ministro degli italiani nel mondo fu il nostro direttore, Ricky Filosa, che parlò con Tremaglia – fra le altre cose – anche della legge che regola il voto all’estero, legge voluta con forza proprio dall’indimenticabile paladino delle comunità residenti nei cinque continenti.
E così, alla domanda di Filosa – “Onorevole, ha avuto il coraggio di dire che la sua legge va migliorata. Ne è davvero convinto? I seggi potranno essere una reale e fattibile soluzione?” – Tremaglia rispose in questo modo: “Sì, ne sono convinto. Bisogna presentare le modifiche della mia legge, che ha avuto il grande pregio di distribuire democrazia. Ci sono modifiche da fare: l’Aire, prima di tutto. Già la prima volta, nel 2006, ci sono stati circa 200mila italiani che avevano diritto di votare, ma non hanno potuto farlo per un errore di indirizzo. Nemmeno in questa seconda tornata elettorale è stato fatto nulla in questo senso. Un fatto molto grave, che non può essere tollerato. I comuni facciano il loro lavoro. Se non lo fanno, dovremo fare le elezioni con l’anagrafe del ministero degli Esteri. Questo è un punto. Poi c’è quello che riguarda la segretezza del voto: bisogna modificare le cose in modo che gli italiani all’estero possano votare presso consolati e ambasciate, e in tutte quelle attrezzature che il Mae potrà mettere a disposizione. Anche il voto per posta sarà da rivedere”.
Riguardo lo scrutinio, “si farebbe sempre a Castelnuovo di Porto, oppure lei la vede diversamente?”: “Credo sia meglio farlo sempre qui in Italia, ma migliorare tutto ciò che anche lì non ha funzionato”.
E poi uno dei punti fondamentali: la residenza all’estero. “Una delle cose non chiare nella legge – osservava già quattro anni fa il direttore di Italiachiamaitalia.it – è quella dell’iscrizione all’Aire: secondo la legge Tremaglia, appunto, può essere candidato all’estero anche chi è ufficialmente e legalmente residente all’estero solo da pochi giorni, o da pochi mesi. Non è un controsenso? Non pensa ci vorrebbe un minimo di tempo di residenza oltre confine per poter dire di essere un vero italiano all’estero e potersi candidare?”. Tremaglia non aveva dubbi: “Bisogna correggere anche questo punto. C’è una mia proposta di legge che dice che la residenza all’estero, per poter essere candidati, bisogna averla almeno da cinque anni. L’ho presentata nella scorsa legislatura, verrà ripresentata in questa. Abbiamo vinto la battaglia del voto: ora dobbiamo pensare alla difesa del voto”.
Con Tremaglia si parlò anche di turismo di ritorno: “Quando ero ministro, ho chiamato un giorno il presidente dell’Alitalia, e gli ho detto: perché deve chiudere le rotte per Los Angeles, per il Sud Africa, per l’Australia? Io faccio avere agli italiani all’estero una tessera firmata dal console, e lei li fa partire da tutte le parti del mondo con uno sconto. Così creiamo un turismo di ritorno eccezionale, un turismo che porterebbe in Italia persone e denaro. "Ah, non ci avevo pensato", mi ha risposto allora il presidente Alitalia”. In questa legislatura, affermò Tremaglia, “riprenderemo il discorso. Se mettiamo in atto la Commissione Bicamerale, noi con quella possiamo affrontare tutti questi problemi, perché la Commissione sarà destinata ad affrontare tutti questi problemi degli italiani all’estero. Se no, gli eletti all’estero saranno in condizioni difficili per operare”.
Purtroppo poi, un po’ per la vicende politiche che si sono susseguite e che tutti conosciamo, un po’ per la malattia che non permise a Tremaglia di fare fino in fondo il proprio lavoro, la proposta del turismo di ritorno e di Aire come carta dei diritti finì nel dimenticatoio. Sarebbe importante riprenderla.
Da sottolineare quanto spiegava Tremaglia: Commissione Bicamerale, altrimenti "gli eletti all’estero saranno in condizioni difficili per operare". E infatti così è stato. Abbiamo potuto verificare, durante gli anni successivi, che gli eletti all’estero non hanno potuto davvero contare in Parlamento. Fino al colmo dei colmi: votare contro gli interessi degli italiani nel mondo perchè "schiavi" del partito a cui appartengono.
Ma ciò che abbiamo voluto segnalare, riprendendo queste dichiarazioni del grande leone, è l’urgenza di mettere mano alla legge che regola il voto all’estero. La legge Tremaglia – d’accordo persino colui che l’ha “partorita” – è da rivedere: voto per corrispondenza e tempo di residenza all’estero sono due dei punti principali che bisognerebbe modificare. Andare a votare con la stessa legge con cui si è votato nel 2006 e nel 2008, quando furono moltissimi gli errori grossolani, le forti irregolarità, i pasticci e gli imbrogli, sarebbe davvero un bluff, una presa in giro nei confronti dei nostri connazionali e di chi ha denunciato tutto ciò che nella legge Tremaglia non funziona.
In Parlamento esistono diverse proposte per modificare la legge che regola il voto degli italiani nel mondo, ma sono lì in un cassetto, da tempo ormai non se ne parla più. Ed è un grande errore. Ci auguriamo che la politica, in particolar modo quella che a Roma si occupa di italiani all’estero, sappia battere i pugni sul tavolo ed esigere una revisione della legge e del meccanismo elettorale che riguarda il voto oltre confine. Le elezioni non sono poi così lontane.
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