C’è grande attesa da parte degli investitori per le scelte che prenderà il neo eletto presidente del Perù, Hollanta Humala. Alla guida di un Paese in crescita costante da dieci anni, il neo capo di Stato deve chiarire il messaggio sulla politica economica e sedare l’inquietudine dei mercati. Il tonfo della borsa di Lima e la sua chiusura temporanea nel giorno della proclamazione dei risultati ne sono la testimonianza più concreta. Da sempre considerato vicino al presidente venezuelano Hugo Chavez, Humala ha aggiustato il tiro nella campagna elettorale, assicurando di guardare di più al modello del Brasile di Lula e di Dilma Rousseff.
Ora in molti attendono i fatti, a cominciare dalle multinazionali che operano nelle numerose miniere di argento, oro e rame. “Siamo in attesa delle prime decisioni”, spiega Rossana Evangelisti, responsabile dell’ufficio Ice a Lima, riferendo allo stesso tempo che la presenza italiana nel Paese latinoamericano è ancora piuttosto ridotta, e quindi meno esposta alle scelte della nuova amministrazione. “Solo il 2 per cento degli investimenti stranieri è italiano – fa notare Evangelisti -, e anche se l’Italia sta aumentando la sua presenza, la bilancia commerciale è a tutt’oggi a favore del Perù”. Gli investimenti diretti riguardano soprattutto il settore finanziario, meno coinvolte altre aree come il turismo, l’immobiliare, l’edilizia e i servizi. Si rileva anche la presenza di qualche grande operatore come Agip Petroli. Ancora poco rispetto a Paesi come Cina, Stati Uniti, Corea, Giappone, Gran Bretagna e Spagna per l’Europa. In attesa delle prime mosse di Humala, l’agenzia Moody’s ha già comunicato che non rivedrà a breve la valutazione sugli investimenti in Perù. Un segnale di fiducia per un Paese che ha fatto registrare nel 2010 una crescita del Pil superiore all’8 per cento.
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