Caro direttore,
la ringrazio per la sua richiesta di spiegazioni sul mio avvicinamento al Maie – Movimento associativo degli italiani all’estero – di Ricardo Merlo, perché mi dà l’opportunità di chiarire le mie ragioni. Sono contento di farlo per la prima volta proprio su Gente d’Italia, testata giornalistica che prima di ogni altra ha creduto in me, nella mia penna, tanto da propormi, ormai sette anni fa, un contratto giornalistico, che mi ha permesso – dopo tanto lavoro e tanti articoli scritti – di diventare professionista a tutti gli effetti, iscritto all’ordine, con il tesserino in tasca.
Decidere di tornare ad indossare una casacca politica non è stato facile. Per anni ho rappresentato gli Azzurri nel Mondo nella Repubblica Dominicana, per anni sono stato schierato con Forza Italia e Silvio Berlusconi. Non ho mai creduto davvero nell’avventura del PdL, nella fusione tra Forza Italia e Alleanza Nazionale, e dunque dal 2008 sono rimasto sulla riva del fiume ad osservare, continuando a svolgere esclusivamente il mio mestiere di giornalista. Proprio come osservatore, come giornalista che ogni giorno si è occupato e si occupa di politica dedicata agli italiani nel mondo, ne ho viste e sentite di tutti i colori: soprattutto, mi sono convinto che i partiti tradizionali non sono capaci di dare risposte concrete ai nostri connazionali residenti oltre confine.
Né PdL né Pd, e tanto meno la Lega o l’IdV, hanno in questi anni dimostrato di saper ottenere risultati concreti per gli italiani nel mondo. Il PdL, poi, per quanto riguarda l’estero, è davvero inesistente: tutti gli iscritti, i simpatizzanti, gli esponenti storici del centrodestra nel mondo, si sarebbero dovuti dimettere nello stesso istante in cui fu affidata la guida del PdL nel Mondo al senatore Juan Esteban Caselli, sulla cui gestione del dipartimento Italiani nel mondo di via dell’Umiltà preferisco stendere un velo pietoso.
Potrei dunque dire di avere scelto il Maie perché in giro non vedo altra soluzione per gli italiani all’estero; potrei dire che il Maie, nel corso degli anni, ha dimostrato di essere l’unico partito davvero organizzato per quanto riguarda il territorio; potrei dire che il Maie, con la sua crescita esponenziale, dal Sud America al mondo intero, ha saputo contagiare con il proprio entusiasmo tutti coloro che, per un motivo o per un altro, sono stati delusi dalle altre forze politiche, che in Parlamento e nei luoghi istituzionali non sempre hanno agito in maniera compatta nell’interesse delle nostre comunità nel mondo; potrei aggiungere che l’On. Ricardo Merlo, presidente Maie, è un italiano residente all’estero, figlio di emigrati, e che il movimento è nato proprio oltre confine, pensato e costituito da italiani residenti all’estero. Non è finita qui: potrei anche spiegare che nessun altro partito, a mio modo di vedere – ma i fatti parlano chiaro e sono incontrovertibili – ha prestato attenzione al mondo delle nuove generazioni: l’On. Merlo, quando ci fu la prima conferenza internazionale dei giovani italiani nel mondo, tenutasi alla Fao nel 2008, era lì, ed è stato l’unico ad entrare in contatto con noi giovani – io ero delegato per la Repubblica Dominicana – e proprio da quella conferenza sono nati alcuni dei coordinatori Maie in Sud America: penso per esempio a Marcello Carrara in Argentina, a Johnny Margiotta in Venezuela, a Gino Amoretti in Perù. Senza dimenticare che del Maie, oggi come ieri, fanno parte anche figure di grande esperienza per quanto riguarda l’universo degli italiani all’estero, uomini e donne che forse hanno i capelli bianchi e non sono più giovanissimi, ma che sono indispensabili nel trasmettere competenze e strategie a noi che abbiamo ancora tanto da imparare.
E ancora potrei dire che la mia decisione di aderire al Maie è dovuta anche al fatto di voler dare una risposta a Roma, a quella Roma così lontana dagli italiani nel mondo, a chi crede che la politica per gli italiani all’estero sia soltanto una perdita di tempo, a coloro che ancora oggi – purtroppo – sono convinti che gli italiani nel mondo siano un peso per l’Italia e non una risorsa incredibile, da poter utilizzare in ogni occasione, specialmente in questi tempi di grande crisi.
Ecco, per spiegare il perché ho scelto il Maie potrei dire tutto questo. Ma la verità è una sola: sono intimamente convinto del fatto che il progetto di Ricardo Merlo sia vincente. Lo dico perché conosco quali sono le ambizioni del Maie e del suo presidente: ambizioni che mettono al centro gli italiani all’estero e che stanno cercando di costruire nell’interesse dei connazionali un percorso che li possa portare a contare di più in Italia, in quei palazzi romani che decidono e che fino ad oggi hanno dimostrato di essere impermeabili alle richieste delle nostre comunità residenti nei cinque continenti.
Nessuno ha la verità in tasca. Posso dunque sbagliarmi sul Maie e sul suo presidente. Ma preferisco sbagliare portando avanti qualcosa in cui credo, che commettere errori facendo ciò che altri mi spingono a fare senza crederci davvero. Adesso partirà anche in Centro America la rivoluzione Maie: caro direttore, ci auguri buon lavoro.
ricky@italiachiamaitalia.com Twitter @rickyfilosa Facebook www.facebook.com/rickyfilosa
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