Un po’ Rambo e un po’ Tomba, i maghi del kayak fluviale si buttano giu’ da rapide che mettono paura. C’e’ un’Italia di sportivi che in acqua faticano, vincono e non prendono una foto (di copertine non se ne parla) su ‘Chi’ neanche quando si sposano. Sono in meno di 3000, a praticare questa disciplina, e quelli che fanno lo slalom (la prova nella quale Daniele Molmenti ha vinto l’oro oggi a Londra) non arrivano a 1000.
Perche’ scendere in kayak in mezzo all’acqua e alla natura e’ bellissimo, inebriante: ma per farlo agonisticamente ci vogliono impianti, magari fissi e se possibile anche artificiali, per potere modificare continuamente le condizioni di allenamento. Il Kayak fluviale e’ infatti sport di situazione, nel quale conta moltissimo la preparazione alle varie situazioni. In Italia invece c’e’ un solo impianto fisso, a Mezzana, sul fiume Noce: di fatto non modificabile e comunque non artificiale come quelli olimpici. Inserito nel programma olimpico nel 1992, il kayak slalom e’ sport da superatleti: occorrono braccia fortissime, gambe, pettorali e addominali di ferro.
Soprattutto gli addominali e i muscoli obliqui lavorano costantemente in tensione, perche’ per superare le porte con lo sforzo si portano dietro tutto il corpo e la sua estensione,ovvero la canoa. Ma la bravura di un canoista di slalom e’ anche nella capacita’ di sfruttare le linee di corrente dell’acqua, per trasformare persino i mulinelli in energia supplementare. Occorre essere piccoli ingegneri idraulici, insomma, per emergere.
Il profilo psicologico del grande canoista di discesa prevede oltre a doti da braveheart (il coraggio e’ necessario quando ci si butta giu’ dalle rapide, anche se le protezioni sono molte, sul corpo e in acqua), capacita’ di automisurazione della prestazione: non ci sono avversari vicini sui quali determinare la propria prova, si combatte contro il tempo. Diventa fondamentale la ricognizione pre-gara, sulla quale costruire sensazioni e certezze quando si e’ in competizione.
Per l’insieme di queste qualita’ da stimolare, recentemente sono molti i campioni di altre discipline che hanno praticato il kayak cogliendo l’utile di una preparazione differenziata al dilettevole di uno sport emozionante e piacevole. Tra questi il piu’ famoso e’ Fernando Alonso: che non sara’ Rambo, ma quanto a braccia, addominali e soprattutto coraggio non e’ certo messo male.
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