Il gioco in Italia. Questo giornale, il vostro giornale, ne parla periodicamente da anni. La campagna è cominciata nel 2007, quando ormai chiara e manifesta era la tendenza. Il gioco rende gli italiani poveri miserabili, perdenti e squattrinati sull’orlo della disperazione. Trenta milioni di italiani giocano la partita con slot-machine, videopoker e quanti altri oggetti spargono l’illusione della vincita. Una partita impari, dal destino segnato da quando è nata l’umanità e da quando è apparsa sulla faccia della terra la scommessa. Un’illusione la vincita; quasi matematica la perdita. Il tutto, ovviamente, con i crismi della legalità. In Italia la rovina è principiata nel momento in cui la scommessa è diventata legale.
I numeri, prima di tutto, più volte evidenziati da questo giornale. Forse tra i primi a lanciare l’allarme, a dire che gli italiani avevano imboccato un vicolo cieco. Una strada senza uscita: come voler picchiare volontariamente la testa contro un muro di cemento. I numeri dicevamo, in uno scenario che va acquisendo precise sembianze, giorno dopo giorno: è esplosa la guerra alle slot machine, avanza e cresce il movimento contro tutti gli aggeggi mangiasoldi e svuota tasche. Basta slot, urlano le case del popolo, cori rossi; al bando il gioco, manifestano in corteo le mogli a Pavia; circoli e parroci hanno sfrattato le macchinette. Gli incassi però sono in calo, annuncia il capo dei Monopoli di Stato. I politici no, stanno facendo di tutto per evitare che diventino leggi le norme per la limitazione del gioco. La commissione bilancio ha cancellato tutte le modifiche che la commissione Affari sociali ha tentato di apportare al decreto Balduzzi per “difendere le persone dalla dipendenza dal gioco”.
In Italia sono 1,7 milioni i giocatori a rischio dipendenza, 800 mila quelli patologici, tanto per cominciare a mettere ordine nei numeri. Ma sappiamo bene di che pasta sono fatti i politici e a cosa puntano. Innanzitutto alla tenace difesa dei propri appannaggi. Fatti salvi questi, fate pure quello che vi pare. Loro dicono di badare agli interessi dello Stato in bolletta. Lo Stato che dal gioco ha introitato 8,8 miliardi di euro nel 2011. Una montagna di quattrini.
Ex colonnello della Guardia di Finanza, già insistente inseguitore degli evasori quando era alla guida dell’Agenzia delle entrate, Luigi Magistro è ora alla guida dei Monopoli di Stato. Proprio lui ha annunciato che gli incassi derivanti dal gioco sono in calo. Magari sarà pure vero, intanto il fatturato dei giochi nel 2011 è stato di 79,9 miliardi di euro, il 25,7% in più rispetto all’anno precedente. Milleduecento euro la spesa procapite. Se poi ci azzardiamo a fare il punto della situazione da gennaio a ottobre 2012, il riscontro dice questo: in Italia si sono spesi 60 miliardi di euro in gioco d’azzardo. Vi sembra normale? È decisamente anormale, abnorme, assurdo.
Quei tragici numeri sono la folle fotografia della disperazione a cui si aggrappano 30 milioni di italiani. Ma non è tutto: in Italia il gioco coinvolge un milione e 200mila studenti delle scuole superiori. Solo alle slot machine sono stati spesi 44,7 miliardi di euro nel 2011. A Empoli le case del popolo le hanno sfrattate e l’operazione presto sarà replicata in altre città della Toscana: Prato e Pistoia hanno già annunciato che provvederanno. A Viareggio è intervenuto il parroco. Don Lenzi ha invitato i cittadini a boicottare le macchinette. Il primi esperimenti hanno prodotto risultati soddisfacenti, a fronte dell’ovvia scontata opposizione di alcuni esercenti. “Senza le macchinette chiudiamo”.
Gli aggeggi mangiasoldi rappresentano infatti una consistente voce nelle entrate degli esercizi pubblici. Il capo dei Monopoli delude però le loro aspettative di guadagno: “La slot machine si spegnerà da sola. Il gioco è bello quando non dura a lungo”. In Italia, riferisce Luigi Magistro, da pochi mesi a capo dei Monopoli di Stato, sono operative 385mila macchinette. “Si stanno innescando di conseguenza fenomeni preoccupanti. È arrivato il momento di fermarsi”. L’intervista di Magistro al Corsera è ricca di spunti che aprono curiosamente il cuore alla speranza. Che lo sconcio nel tempo possa finire. Il gioco è una sorta di gallina dalle uova d’oro a beneficio dello Stato. “Ma va gestita e controllata”. In Italia il gioco è ormai fuori controllo, avendo mandato pezzenti milioni di italiani. “Abbiamo già cominciato a elaborare un piano, ci vorrà tempo, ovvio. Ma è indispensabile”. Traduzione: diffusione e presenza delle slot sul territorio nazionale va razionalizzata. Come pure sembra indispensabile l’adozione di norme in grado di disciplinare seriamente il gioco online. “Dovremo cercare di limitare al massimo l’introduzione di nuovi giochi”. Forse perché il mercato è saturo? La crisi economica si fa sentire, ha incidenza anche sull’andamento del gioco d’azzardo. Ma i dati, questi maledetti numeri, non confortano la tesi sulla saturazione e sulla crisi. In Italia, da gennaio a giugno 2012, la spesa per il gioco è stata di 24,653 miliardi di euro, riferita a new slot e video lotterie. C’è di tutto un po’: 886 milioni per il bingo, due miliardi in giochi a base sportiva, oltre cinque in Lotterie, quattro miliardi e mezzo di poker cash, più di due a Casino games, e via andare. Un brutto andare e un brutto andazzo. Il gioco è bello quando costa poco. Con questi numeri è un disastro italiano, non per lo Stato.
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