Crisi Italia. Profonda, grave, irreversibile, almeno per ora. I segnali sono allarmanti, i dati pure, altrettanto le notizie. L’ultima arriva da Pomigliano, non lontano da Napoli. La crisi abbraccia anche la Fiat, agosto sarà il mese della nuova sofferenza, stavolta particolarmente acuta. Crollano le vendite. Ha sbagliato i calcoli Sergio Marchionne, l’amministratore delegato, il principe dei calcoli e delle previsioni. Il mercato Fiat torna ai livelli tragici del 1979. Risultato finale: cassa integrazione per due settimane, ad agosto. E non finisce qui, anche l’Ilva Taranto è a rischio, possibile la cassa integrazione per 5 mila dipendenti. I rappresentanti degli organismi sindacali vanno in processione dal premier Monti. Cresce in maniera diffusa la disoccupazione, l’Italia è costretta a stringere i denti, dopo aver stretto la cinghia seriamente ormai da mesi. Siamo alla frutta.
I dati di Bankitalia e dell’Istat segnalano il Paese in chiarissimo, drammatico affanno. Otto milioni d’italiani vivono in povertà, non ce la fanno ad arrivare alla fine del mese, non riescono a spendere, in due, più di 1.011 euro. L’Istat riferisce una disarmante verità: cinque famiglie su 100 vivono in miseria. Bankitalia, poi, prevede la fine della recessione solo a inizio 2013. Una data lontana, lontanissima, se si pensa alla situazione attuale in cui malamente si dibatte l’Italia: 3,4 milioni di nostri connazionali vivono in condizioni di povertà grave. Una situazione purtroppo stagnante, che rimane sostanzialmente stabile. Come riferiscono Bankitalia e Istat, questo è un dato di fatto, non l’opinione de "La Gente d’Italia". Sono peggiorate, tra il 2010 e il 2011, le condizioni delle famiglie italiane in cui vi sono operai o non vi sono redditi da lavoro. Mentre sono migliorate quelle delle famiglie di dirigenti e impiegati. Il report Istat "La povertà in Italia" è la fotografia dell’Italia con le tasche vuote. E disperata: al Sud una famiglia su quattro, il 23,3%, rischia di superare la soglia minima. I poveri rappresentano il 13,6% dell’intera popolazione. Il 5,7% vive in condizioni di povertà assoluta; relativamente indigente il 10,4% delle coppie con un figlio e il 13,5% con un figlio minore. Le percentuali della povertà italiana sono in forte crescita rispetto al 2010. La povertà è superiore alla media nelle famiglie con due o più anziani. Siamo al 14,3%, un dramma italiano. Come uscirne? Previsioni e indicazioni non confortano un minimo d’ottimismo in tempi brevi. Molto dipenderà dal mantenimento della coesione dei Paesi dell’Unione europea. Ma l’impulso più incisivo e importante potrà venire dalla fine della tempesta sui mercati. Un’autentica tempesta che ha sconvolto gli equilibri economici, non solo le speranze e la coscienza dei popoli dell’Europa cosiddetta unita. BankItalia e gli economisti sono in grado di consegnare all’Italia questa previsione, non entusiasmante, proprio no: se lo spread si manterrà elevato a 450 punti, si andrà incontro a un calo del Pil del 2%, e la recessione finirà solo all’inizio del 2013. Nel prossimo anno, comunque, il tasso di disoccupazione schizzerà oltre l’11%. Il governo monti sta pensando a una panacea. Un provvedimento in grado di guarire, secondo il ministero dell’economia, parte dei mali dell’economia italiana e della crisi che ne consegue: l’accorpamento delle festività per lavorare di più e far crescere il Prodotto interno lordo. Una proposta non originale, già tentata dal governo Berlusconi. Il premier Monti è intenzionato a non demordere, vuole andare giù duro, a dispetto dell’opposizione annunciata da sindacati e Anpi, che hanno reagito all’idea con un urlo, secco: "non toccate le festività". La questione è aperta. Ma su tutto incombe la revisione al ribasso delle stime contenuta nel bollettino della Banca d’Italia. Un calo pesante. In parole povere, quest’anno e l’anno prossimo "l’attività economica continuerà a essere caratterizzata da un’accentuata debolezza della domanda interna". Ne conseguirà una contrazione dei consumi delle famiglie gravate dalla disoccupazione e dai correttivi dei conti del governo.
Un nuovo allarme arriva dalla Fed, la banca centrale degli Stati Uniti. L’avvertimento è questo: l’economia globale non tira molto, sarà moderata la crescita Usa, e per colpa esclusiva dell’Europa. La cosa è destinata purtroppo ad andare avanti per diverso tempo. Traduzione: in Italia dobbiamo convivere con gli aumenti della povertà e della disoccupazione. Il tunnel è lungo, lontana la luce.
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