Tosto con i deboli, morbido con i forti. Implacabile con i poveri, finto cieco con i ricchi. Il governo tecnico o delle diseguaglianze. Attento con l’italiano medio, distratto con i grandi evasori. Tollerante, ecco, quindi ingiusto. Doppiamente ingiusto. Lassista allorquando sarebbe tenuto a incassare enormi somme di denaro. Novantotto miliardi in quello che può essere definito con lo scandalo delle slot machine. Debitori tollerati e autorizzati a non pagare. Otto società incriminate, quelle che gestiscono il gioco legale sul territorio nazionale. I nomi? Sono arcinoti, pubblici. Atlantis World Gico Legale Limited, Snai spa, Gmatica srl, Gogeteca spa, Lottomatica Videolot Rete spa, Cirsa Italia srl, H.d.G, Codere spa. Novantotto miliardi è l’entità del debito complessivo delle società: equivalgono a cinque manovre economiche. Soldi che i concessionari di slot machine e video poker avrebbero dovuto versare allo stato. Ma non l’hanno fatto, autorizzati in questo da una strana, incomprensibile sentenza che ha consentito loro di cavarsela con il versamento complessivo di 2,5 miliardi di euro. Questo e punto ha recuperato l’Erario. Gli altri 95,5 miliardi sono stati scontati e, sinceramente, non si capisce perché.
S’ignorano i motivi che hanno originato la clamorosa ingiustificabile sentenza. Laddove sarebbe stato auspicabile l’adozione di un provvedimento governativo in grado di restituire agli italiani ciò che era stato loro tolto. Quei 98 miliardi avrebbero procurato un gran bene all’economia del Paese. Avrebbero impedito tagli al welfare, diminuzioni del costo del lavoro, avrebbero creato occupazione. Sostenitore del rigore, il governo tecnico agisce invece a senso unico. Chiede ai cittadini italiani lacrime e sangue, taglia l’essenziale, aumenta il costo della vita, e rende tutti più poveri. L’Italia è diventata il Paese degli opposti, patria di un contrasto pazzesco: vi sono ricchissimi e poverissimi, questi ultimi vessati da tasse e sanzioni, se non pagano in tempi. I ricchissimi come i gestori dello slot machine e del gioco legale in generale verso i quali viene in pratica cancellato un debito colossale. Immenso.
Riconosciute legali nel 2002, le slot machine sembravano obbligate a rientrare nella regolarizzazione del settore. I gestori furono obbligati a collegare le macchinette al sistema telematico di controllo della Sogei. La società del Ministero dell’Economia e delle finanze. Se questo fosse avvenuto, nulla sarebbe sfuggito al controllo, garantendo l’entrata certa delle tasse. Ma le società non hanno provveduto. Da qui il procedimento a loro carico: siete debitrici di 98 miliardi di euro verso lo Stato. Un’evasione colossale bella e buona. Le società concessionarie si erano impegnate affinchè tutto funzionasse a puntino. Enorme sanzione conseguente configura “una sospetta evasione” e comunque la certezza di “inadempienza contrattuale”.
In mezzo al grande pastrocchio hanno seminato forti perplessità e sparso sospetti le dimissione del colonnello Umberto Rapetto, comandante del Nucleo Speciale Frodi Teleatiche. Le dimissioni dell’alto ufficiale sono sopravvenute in seguito alla sentenza d’appello che consente alle società concessionarie di risparmiare 95,5 miliardi di euro.
Espressa nella sentenza di primo grado, la condanna a pagare è stata scontata del 96%. Uno sconto ingiustificato per le società incriminate, accusate di aver cagionato “l’inefficace funzionamento del servizio pubblico, lo sperpero delle molteplici risorse impiegate nella prevenzione e nel controllo del gioco illegale, il mancato avviamento delle rete telematica e del completamento dell’attivazione e dell’inserimento di molti apparecchi installati nel rispetto dei livelli di servizio”. Ma allora dov’è la tanto reclamizzata lotta all’evasione? Dov’è la guerra di fermezza promessa e sbandierata, in nome sell’eguaglianza? Non c’è, non esiste. Al piccolo evasore non vengono riconosciuti sconti; al grande sì, lui che dovrebbe pagare di più. Il piccolo debitore andrebbe oltretutto sostenuto nei casi di provata indigenza. Invece niente. Senza considerare un particolare fondamentale: la dipendenza dal gioco d’azzardo procura danni simili a quelli che causa la droga. La ludopatia, raccomandano gli esperti, è malattia grave. Non ci siamo. Lo Stato regala 98 miliardi a che, per distrazione o atteggiamento illegale, li ha rubati ai cittadini. La severità minacciata non c’è, non colpisce chi ha violato o aggirato la legge. Non stabilisce la Costituzione Italiana l’eguaglianza dei cittadini davanti alla legge? Il governo tecnico a fine mandato dispone di una grande occasione. Decida, si dia da fare, recuperi tutto o gran parte di quei 98 miliardi di euro. Tenga conto di come sta tartassando gli italiani, ne allevi le sofferenze, sarebbe l’ora di finirla con la storia delle lacrime e del sangue. Quei soldi, se incassati, possono aggiustare i conti del Paese. Come pure i 36 miliardi in ballo nell’inchiesta conclusa dagli investigatori della Guardia di Finanza, frutto dell’evasione di 47 grandi professionisti italiani. Soldi pesanti di una frode fiscale internazionale, fatti sparire da società fittizie nel paradiso fiscale di Madeira, in Portogallo. Siamo curiosi di scoprire se anche su questa grande frode calerà il silenzio. Mettere tutto a tacere diventerebbe un inammissibile reato. Il governo incassi quattrini dai grandi evasori, la smetta di salassare gli italiani poveri. Centotrentaquattro miliardi equivalgono a sette manovre economiche.
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