Matteo Renzi apre la crisi di governo, ringrazia Enrico Letta per quanto fatto in questi 10 mesi di legislatura e chiede "un cambiamento radicale" per un esecutivo che arrivi "fino al 2018".
Ormai la strada che sembra essere tracciata e’ quella che portera’ Renzi a Palazzo Chigi; domani Letta salira’ al Quirinale per rimettere il suo mandato nelle mani del capo dello Stato.
La Direzione del Pd, nel pomeriggio, ha votato quasi compatta, con 136 voti a favori, 16 contrari e due astenuti, il documento presentato dal segretario. Documento che mette la parola fine al governo Letta. I dirigenti ‘lettiani’ abbandonano i lavori prima del voto mentre gli esponenti vicini a Pippo Civati si dicono contrari.
"Non sara’ un processo al governo ma serve un cambiamento radicale", dice Renzi aprendo i lavori della riunione. E anche se un vero e proprio processo non c’e’ stato, nei fatti il segretario del Pd ha staccato la spina all’Esecutivo e il documento ‘Impegno Italia’ sara’ "utilizzato come contributo per affrontare i problemi del Paese". Per Renzi, adesso, serve "un nuovo esecutivo che abbia la forza politica per affrontare i problemi del Paese, un orizzonte di legislatura da condividere con l’attuale coalizione di governo, e un programma aperto alle istanze rappresentate dalle forze sociali ed economiche". La maggioranza che sosterra’ il prossimo governo rimarra’ dunque immutata. Sel ha gia’ bocciato il nuovo Esecutivo: "Un governo con Alfano non ci interessa", afferma il capogruppo alla Camera, Gennaro Migliore.
Il partito guidato da Angelino Alfano ha gia’ annunciato la fiducia al segretario Pd "se ci sara’ un esecutivo di servizio, se fara’ cose grandi e se non sara’ di centrosinistra". Il vicepremier rivendica pero’ quanto fatto dal governo fino ad ora: "Usero’ parole piu’ generose rispetto a quelle utilizzate dal Pd" che fa cadere il governo "a causa di uno scontro interno". Il Movimento 5 Stelle invece "non votera’ la fiducia a un governo guidato da Renzi, anche se c’e’ la disponibilita’ a valutare nel merito le singole proposte", spiega Gianroberto Casaleggio. Per il segretario della Lega Nord, Matteo Salvini, "se sara’ Renzi il prossimo presidente del Consiglio incaricato gli diamo un minimo di credito e vediamo cosa vuol fare". Il premier ha seguito i lavori della Direzione del partito dal suo ufficio: "Preferisco aspettare a palazzo Chigi le determinazioni che verranno prese – aveva spiegato in un messaggio rivolto ai delegati – in modo che tutti si sentano liberi di esprimere valutazioni e di esplicitare le decisioni che ritengono opportune". Parole chiare che lasciavano intendere come ormai il premier avesse gettato la spugna. E infatti, pochi minuti dopo il voto, ecco la nota ufficiale: "Ho informato il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, della mia volonta’ di recarmi al Quirinale per rassegnare le dimissioni da presidente del Consiglio dei ministri".
Gia’ lunedi’ potrebbe realizzarsi l’ormai famosa ‘staffetta’ Letta-Renzi’, anche se la parola non e’ gradita al segretario. "La staffetta e’ quando si procede nella stessa direzione e alla stessa velocita’ – spiega – non quando si prova a cambiare il ritmo". Le elezioni anticipate infatti sono escluse. "Ora non ci sono le condizioni per tornare alle urne – aggiunge Renzi – perche’ non c’e’ una legge elettorale in grado di garantire maggioranze e perche’ il percorso delle riforme ancora non e’ stato avviato". E dunque si volta pagina: "Se l’Italia chiede un cambiamento radicale o questo cambiamento lo esprime il Pd o non lo fara’ nessuno. Vi chiedo di uscire tutti insieme dalla palude".
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