‘Una decisione, quella di Enrico Letta, che segna il passo decisivo per cambiare concretamente l’Italia e il modo di vedere un’integrazione che e’ gia’ presente nel Paese". Cecile Kyenge, ministro dell’Integrazione nel nuovo esecutivo e prima donna di colore in un governo italiano, ha accolto con comprensibile soddisfazione l’incarico assegnatole. Un incarico a cui e’ arrivata dopo un percorso svolto assieme a Livia Turco e al Forum immigrazione del Partito Democratico. ‘Sono la portavoce di una politica fatta all’interno del partito, ma che e’ frutto – tiene a sottolineare – di un lavoro comune che raccoglie anche le istanze e le forti richieste della societa’ civile che in questo momento chiede a gran voce una nuova legge sulla cittadinanza’. Una questione, quella della cittadinanza, che le sta molto a cuore. ‘Quella dello ius soli e’ una delle mie prime priorita” ha assicurato ‘a caldo’, consapevole comunque che la strada non sara’ in discesa: ‘Probabilmente trovero’ delle resistenze, dovremo lavorare molto per realizzarlo’. Del resto gia’ nel suo programma elettorale aveva anticipato le intenzioni affermando che ‘un bambino, figlio d’immigrati, che qui e’ nato o che qui si forma deve essere un cittadino italiano’.
La prima donna di origine africana a sedere in Parlamento, nella sua auto-presentazione on line, informa che sta elaborando un dossier sul razzismo istituzionale in Italia, ma intanto sul fronte dell’immigrazione quel che si dovrebbe fare le e’ ben chiaro: superamento dei Cie per ricondurre l’istituto del trattenimento al limitato e temporaneo scopo dell’identificazione dello straniero; Legge delega che sostituisca la Bossi Fini e abroghi il reato d’immigrazione clandestina, ripensi le modalita’ di ingresso per lavoro per rendere piu’ stabili e meno ricattabili i cittadini stranieri; revisione dei requisiti per i ricongiungimenti familiari per dare certezza al diritto all’unita’ familiare; diritti politici agli stranieri residenti stabilmente. E non solo. Per Cecile Kyenge e’ anche necessario predisporre un quadro normativo ‘che contrasti efficacemente la violenza sessista, razzista, omofoba e di qualsiasi altra natura’; attuare policy per estirpare le nuove forme di schiavitu’, il caporalato e la tratta; introdurre il reato di tortura ‘come richiesto dal senso di giustizia e dall’Unione Europea’.
Il neo ministro, mamma di Maisha e Giulia, mette poi l’accento sul diritto a essere donne attive extra moenia e mamme. Perche’ cio’ avvenga occorre dare – dice – maggiore riconoscimento al lavoro di cura e ideare nuove soluzioni per la presa in carico dei familiari non autonomi: ad esempio piu’ asilo nido pubblici, ma anche asili condominiali; spazi di co-working con aree bambini per genitori freelance; cohausing e altre sinergie tra giovani e anziani, ecc.
Infine, un approccio ambientalista, ‘importante – spiega la nuova titolare del dicastero dell’Integrazione – non semplicemente perche’ tutela la salute e la bellezza fruttuosa dei paesaggi’ ma perche’ ‘e’ una scelta antimafia, visti gli introiti della criminalita’ organizzata nel trattamento illegale dei rifiuti, nella produzione agricola e nella grande distribuzione alimentare’.
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