Un appuntamento con gli altri big fuoriusciti dal Pd, Fassina e Cofferati, il 4 luglio. E un altro, organizzato dalla sua associazione, "Possibile", dal 17 al 19 luglio a Firenze, condiviso da altri movimenti: "Un’occasione per essere tutti insieme e cominciare a costruire un solo soggetto politico", spiega l’ex dem Pippo Civati in una intervista alla Stampa. Che aggiunge: "Secondo me, il potenziale è del 10%. Dopodiché, certo, bisogna saperlo rappresentare". E sottolinea che "fino a ieri l’altro Fassina ancora stava nel Pd, e non so se la fiducia sulla scuola porterà a un’altra diaspora in Senato… L’importante è che protagonisti siano gli elettori e non i ceti politici. Vogliamo dare vita a un programma di governo che nasca dalla mobilitazione delle persone, dalla discussione più ampia possibile, non un soggetto che sia una sommatoria di sigle", "dobbiamo proporre cose che non esistono ancora, mettere in campo ricette economico-sociali che sappiano includere. Il fatto è che la parola innovazione è la più fraintesa del dizionario italiano. C’è chi ha pensato che la sinistra dovesse essere destra per essere innovativa. Il motivo per cui molti si sono allontanati dal Pd è che ha proposto soluzioni che avevamo già scartato perché erano quelle di Berlusconi".
Fa le sue proposte: "Io metterei in campo una forma di reddito minimo sull’esempio del Trentino, togliendo gli 80 euro a chi sta bene, come la moglie del parlamentare che può farne a meno". Inoltre "sulla questione dei campi rom, insieme ai Radicali di Roma, ho proposto di spendere i 24 milioni l’anno che già vengono spesi per individuare percorsi di inclusione e legalità. Non dobbiamo negarci i problemi: Salvini ne parla in modo strumentale e inaccettabile, noi dobbiamo affrontarli con proposte serie e misurate". Conclude: "Non ho mai amato il termine rottamazione, ma il concetto è che dobbiamo fare un ragionamento libero, non tanto dalle persone, ma dagli schemi del passato".
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