Ci risiamo, il nuovo improvvisamente diventa vecchio, l’iPad torna taccuino, l’iPhone ridiventa bigliettino. Con un colpo di spugna il giovane (?) leader del Popolo della Libertà cancella 20 anni di berlusconismo, di bipolarismo e di “sogno americano” che avrebbe traghettato l’Italia verso il bipartitismo perfetto, con due grandi movimenti (uno di destra ed uno di sinistra) in confronto tra loro. Insomma, l’emblema della semplificazione.
Eppure qualcosa in questi giorni deve essere andato storto, eravamo sicuri che dopo la parentesi tecnica nulla sarebbe stato come prima, ma con profondo dispiacere dobbiamo guardare al nostro Paese come una nazione capace di fare due passi indietro ogni passo in avanti.
Scordatevi il nome del Presidente del Consiglio prima delle elezioni, dimenticatevi i programmi elettorali e le coalizioni predefinite già in campagna elettorale. Reintrodurranno le preferenze e ridurranno lievemente i numeri della casta (da 630 a 500 deputati alla Camera e da 315 a 250 Senatori a Palazzo Madama), in cambio noi dovremo fare il sacrificio di brancolare nel buio quando metteremo la “x” su un simbolo, sperando ad urne chiuse di non pentirci per le scelte successive del Parlamento riguardo a: Premier, squadra di governo ed intenti programmatici.
Il delfino di Berlusconi le ha definite “coalizioni a progetto” dove dopo essersi fatti la guerra in campagna elettorale i partiti si siederanno a tavolino per spartirsi le poltrone e trovare la quadra per provare ad affrontare cinque anni di legislatura senza perdere la fiducia nei due rami del Parlamento.
Davvero un bel disegno si prospetta nell’aprile 2013, la pochezza di idee e di visioni ha portato sull’orlo del fallimento l’idealismo politico che un tempo animava le piazze e le scelte. Eravamo abituati a votare programmi coerenti con i valori e la storia di un partito, il Cavaliere ci ha traghettati sulla sponda della coerenza e della chiarezza.
Dal ’94 in poi ci presentavamo nella cabina elettorale finalmente sicuri che votando un determinato movimento avremmo avuto un preciso Presidente, con una precisa visione per il Paese, con dei saldi valori e soprattutto con dei partiti omogenei da una parte e dall’altra.
Puff, dimenticate tutto! Come per magia abbiamo perso due decadi di battaglie sul campo. Non si teme smentita ad affermare che questa sia la più buia stagione che abbia mai attraversato la vita politica nostrana. Inerme, inetta, incapace di progettare un futuro torna ai riti dorotei della Prima Repubblica.
Silvio aveva ragione, il PdL come nome non emoziona,ma senza di lui è il partito a non avere più nessun sentimento. Allora se proprio dobbiamo tornare indietro rifondiamo Forza Italia e diamo vent’anni di meno al Cav. Si ricomincia da capo signori, però il tempo passa per tutti, eccetto per la balena bianca. Lei resta eternamente giovane.
Twitter @andrewlorusso
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