"Non è stato imbastito alcun processo nei miei confronti, al gruppo del Senato. Né poteva esservene uno, dopo il mio intervento di sabato a Milano. Ho solo posto delle questioni di sostanza da tutti avvertite". Lo afferma Paolo Romani in una intervista a Repubblica nella quale ribadisce che resterà presidente dei senatori forzisti.
Romani sottolinea: "Stiamo vivendo un periodo difficile. Se siamo passati dal 38,6 del 2009 al 14 per cento, vuol dire che di errori ne sono stati commessi. Qualcuno, con garbo leninista, vuol farci comprendere che occorre fare autocritica. Bene, mi adeguo, pur pensando di militare in un partito liberale, e la faccio: quando nel 2011 abbiamo rinunciato a tornare alle urne preferendo dar vita alla sciagurata parentesi Monti, ecco, è stato l’errore più grande".
Sull’uscita di Bondi e Repetti commenta: "Ho provato invano a trattenerli martedì, avevano già consegnato la lettera. Addolora che possa lasciare un pezzo importante della storia del partito, non userei mai espressioni offensive. Credo che il rapporto personale incrinato tra Berlusconi e Bondi abbia giocato un ruolo decisivo nella vicenda".
Del possibile sostegno all’Italicum dei verdianiani che paventa un primo passo verso una scissione commenta: "No, non avverto questo rischio. Penso che Verdini avrà modo di esprimersi all’interno del partito in un confronto leale con Berlusconi".
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