Povero Gianfry, che fine ingloriosa! L’avete letta l’intervista che il presidente della Camera, più solo che mai, ha rilasciato al Corriere della Sera? Fini, in pressing su un Casini refrattario, sembra quasi pregarlo: dai, Pier, torniamo insieme, c’è ancora spazio per un progetto alternativo a PdL e Pd. Non vogliamo chiamarlo più Terzo Polo? Cambiamo nome e il gioco è fatto.
Peccato che il leader dell’Udc abbia sepolto ormai il progetto terzopolista. Le elezioni amministrative sono bastate a convincere Casini che con un Futuro e Libertà al lumicino e un Api in odore di ruberie, non solo non si vola, ma si rischia fortemente di cadere e di non rialzarsi più.
Insomma, Fini è ormai leader di se stesso e di altri quattro gatti, ma non si rassegna, come del resto tutti i suoi compagni di merende: per tornare in gioco è pronto a sparigliare le carte ancora una volta, impantanandosi nella solita dimostrazione di coerenza che ha caratterizzato la sua vita politica. Spera persino in Montezemolo: "Chi l’ha detto che debba essere un concorrente?". E così tutto fa brodo per il signore delle mosche (quelle quattro che sono rimaste a ronzargli attorno!).
Che fine ha fatto la sua spocchia? Quando c’è di mezzo il potere, anche i più arroganti sono pronti a vendersi al migliore offerente.
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