Electrolux Italia "non ha mai posto il problema di chiudere delle fabbriche" tantomeno quella di Porcia "per la quale verrà presentato il piano industriale il 17 febbraio". Lo dice l’amministratore delegato dell’azienda di elettrodomestici, Ernesto Ferrario, spiegando che "abbiamo solamente evidenziato il problema dei costi di produzione" e in particolare "dei costi del lavoro".
Intervenuto nuovamente, a distanza di una settimana, in commissione Industria al Senato, Ferrario ha ribadito che "l’obiettivo non è arrivare ai salari della Polonia" ma che è necessario per l’azienda trovare il modo di fronteggiare la nuova competitività dell’Est. "Siamo tornati ai livelli di produzione del 1987, dopo il picco massimo degli anni Novanta è iniziato il declino. Per l’anno prossimo la crescita sarà dello 0,5%, il che vuol dire che sarà il sesto anno consecutivo di crescita piatta" osserva Ferrario. "Da parte nostra, per i prossimi tre anni abbiamo presentato un piano industriale di 150 milioni di investimenti suddiviso nei cinque stabilimenti. La nostra richiesta è quella di lavorare sei ore con la solidarietà, il problema è che la solidarietà ci scade a marzo e vogliamo essere sicuri di poterne usufruire per il prossimo triennio".
Una soluzione sarebbe già stata individuata: "Il problema rimane sempre il costo del lavoro: negli ultimi giorni si sono tutti stretti intorno alla decontribuzione della solidarietà, già utilizzata dal governo negli anni passati, che andrebbe semplicemente rifinanziata. Sarebbe la soluzione più semplice e più efficace per noi". Proprio per quanto riguarda i contratti di solidarietà "la riduzione degli orari di lavoro attraverso gli ammortizzatori sociali è intervenuta nel 2012, ma la compensazione delle due ore di lavoro potenziale è stata effettuata tramite la cassa integrazione e il contratto di solidarietà – spiega il responsabile della contrattazione aziendale di Electrolux Italia, Marco Mondini – Sono interventi presi con contrattazione collettiva attraverso i sindacati".
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