E’ morta senza aver piu’ saputo nulla del figlio Alessandro, 29 anni da compiere, rapito sotto casa il 19 gennaio di ventisei anni fa ad Anzola Emilia (Bologna) e mai restituito alla famiglia: un necrologio sul ‘Resto del Carlino’ ha annunciato la scomparsa di Renata Gaiba Fantazzini, 82 anni, ‘mamma coraggio’ che nell’88 perse anche il marito Venusto, imprenditore dell’autotrasporto, per crepacuore.
I familiari pagarono un riscatto di due miliardi di lire (ne erano stati chiesti 3,3) circa due mesi dopo il sequestro, ma inutilmente, e negli anni successivi intentarono una causa contro il ministero dell’Interno per ottenere il risarcimento di quel denaro, ‘per sottolineare – spiegarono – la trascuratezza con cui sono state fatte le indagini. Ci dissero che sapevano dove mettere le mani, ma non e’ stato risolto niente’. Mamma Renata voleva destinare il denaro ad una fondazione intestata al figlio, ma pochi anni fa, al termine di un lungo iter, la richiesta di risarcimento – come ricorda l’avvocato della famiglia, Angelo Forni – era stata respinta. ‘Ho sentito la signora anche pochi giorni fa – dice il legale – Da allora ha vissuto nel ricordo di Alessandro’, consumata dal dolore.
Il giovane lavorava nella ditta di autotrasporti della famiglia, titolare anche di una concessionaria di autocarri. Una situazione economica buona ma non particolarmente agiata, si disse da subito, senza disponibilita’ di capitali liquidi, tanto che per pagare il riscatto servi’ un mutuo. Il rapimento avvenne verso le 23 del 19 gennaio ’86 mentre rientrava nell’abitazione, annessa alla sede dell’azienda sulla via Emilia ad Anzola, a pochi chilometri da Bologna, dopo aver accompagnato a casa la fidanzata. Di corporatura robusta, ebbe probabilmente una colluttazione con i suoi rapitori, che lo attendevano nel piazzale antistante la ditta. Una macchia sul terreno e altre tracce di sangue sul pavimento dell’auto fecero subito supporre che la vittima fosse stata colpita al capo, con una ferita grave (e forse mortale), e poi trascinata sulla vettura dei rapitori.
Il padre del giovane, Venusto, fu stroncato da un infarto a 62 anni il 22 novembre ’88 nella sua abitazione. In un necrologio gli amici scrissero che il cuore non aveva retto ‘all’indicibile dolore recato dal rapimento del figlio’.
Nel giugno ’90 la Cassazione confermo’ le condanne a pene tra due anni e sei mesi e 30 anni di carcere per quattro imputati e l’assoluzione di cinque persone, e rinvio’ al giudizio di una diversa Corte d’appello le posizioni di due ‘pentiti’ assolti. I principali imputati furono condannati per concorso nel sequestro aggravato dalla morte dell’ostaggio. ‘Mi hanno distrutto la famiglia, mio marito e’ morto di crepacuore – scrisse la donna al presidente della Repubblica Francesco Cossiga – e ancora non sono stati capaci di trovare mio figlio, ne’ vivo ne’ morto’.
Da qui anche la richiesta del risarcimento, 5 miliardi, avanzata al ministero dell’Interno perche’ la famiglia fu convinta a pagare il riscatto da funzionari della Questura di Bologna.
Per il sequestro di Fantazzini (nel ’97 il Tribunale civile ne dichiaro’ la morte presunta) fu fatto anche il nome del sardo Mario Moro, capo della banda responsabile del rapimento di Giuseppe Soffiantini. ‘Ci faccia sapere almeno dove e’ morto mio figlio’, imploro’ Renata Gaiba, pensando che il rapimento di Alessandro, se non organizzato, poteva essere stato pensato probabilmente ‘in un ambiente vicino ai Moro’. E che chi lo aveva eseguito avesse trovato il modo per far sparire il corpo in maniera definitiva, e con esso le prove del delitto. Ma Mario Moro mori’ nel carcere milanese di Opera il 13 gennaio ’98 in seguito ad una tromboembolia. Un altro duro colpo per la donna: ‘A questo punto – commento’ subito dopo – la mia speranza di dare una degna sepoltura a mio figlio non e’ che un’illusione’.
Ora la ditta e’ guidata dalla sorella di Alessandro, Elisabetta, poco piu’ che quarantenne. Le esequie si terranno martedi’ alle 10 nella chiesa parrocchiale di Anzola.
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