Roma – “Non intendo permettere che qualcuno consideri ‘minore’ l’authority che si occupa dei minori”. Con queste parole il garante nazionale dell’infanzia e dell’adolescenza, Vincenzo Spadafora, ha lanciato l’allarme sullo stato della promozione dei diritti minorili, oggi in pericoloso arretramento, presentando alla Camera la sua prima relazione annuale, giovedì 18 aprile, alla presenza del presidente Gianfranco Fini.
Obiettivo dell’incontro, chiedere a gran voce che il Governo si decida a stanziare i fondi destinati al Piano nazionale per l’infanzia, attualmente in fase di monitoraggio da parte dell’osservatorio nazionale. Il garante, inoltre, non può ancora contare su un regolamento organizzativo e nemmeno su una sede. Come intende muoversi, in questo panorama decisamente work in progress? Spadafora lo ha spiegato a ItaliaChiamaItalia.
Dott. Spadafora, il 18 aprile scorso ha presentato la relazione annuale, soffermandosi sullo stato della povertà minorile nel nostro Paese. Quali dati la colpiscono maggiormente?
“Sicuramente il dato che più fa riflettere e preoccupa è quello riguardante i quasi due milioni di bambini che in Italia vivono sotto la soglia di povertà. Come authority pensiamo che la conoscenza di questa triste realtà possa agevolare il nostro operato. Perché è fuor di dubbio che non tutti i cittadini si rendono conto della situazione in cui ci troviamo”.
Quale messaggio intendete lanciare all’opinione pubblica con questa iniziativa?
“Con questa mia prima relazione ho intenzione di rendere note quelle che sono per l’authority le principali priorità. Ci sono temi importanti come il diritto alla cittadinanza e la riforma della giustizia minorile che non si potranno risolvere in tempi brevi, ma che da subito è utile cominciare ad affrontare”.
Quali azioni bisogna promuovere per arginare il disagio infantile?
“Con riferimento alla ricerca che abbiamo presentato insieme alla relazione, appare chiaro che gli italiani attualmente non percepiscono le istituzioni come validi interlocutori per le tematiche riguardanti cittadini di minore età. Compito di questa authority sarà quindi trasmettere all’opinione pubblica, impiegando tutto il tempo che ci vorrà, che oggi in Italia le istituzioni stesse hanno a cuore la vita dei più giovani. Questa è la prima azione che, se portata a termine, ci permetterà di realizzare qualsiasi altra cosa”.
Lei è in carica da appena tre mesi, l’Italia è indietro rispetto all’Europa in questo percorso di garanzie?
“Sì, perché fino ad oggi dei temi dell’infanzia se ne occupavano sporadicamente o il singolo ministero, o alcuni sottosegretari volenterosi, senza continuità. Avere in Italia il garante per l’infanzia significa mantenere sempre in primo piano tutto ciò che riguarda cittadini di minore età. Una sfida che faremo di tutto per vincere”.
La sua tutela, come garante, riguarderà tutti i minori e gli adolescenti fino ai 17 anni. Quali sono i problemi più difficili da combattere?
“Il primo dei problemi, come ho già detto, è legato alla consapevolezza che abbiamo oggi in Italia dei diritti di bambini ed adolescenti. Sembra impossibile, ma è così, che nel nostro paese il diritto allo studio, l’accesso ai servizi sanitari, per esempio, non siano alla portata di tutti. Così come, appare singolare, che un ragazzo possa avere trattamento diverso, se parliamo di giustizia minorile in Veneto piuttosto che in Sicilia”.
Per cinque anni ha presieduto il comitato italiano Unicef. Quanto porterà, di questa esperienza, nell’attività di garante per l’Infanzia?
“La mia recente presidenza in Unicef è stata solamente il culmine di un rapporto durato molti anni con il comitato italiano. Avevo poco più di 12 anni quando sono entrato la prima volta in una sede Unicef per darmi da fare come volontario, e da allora ho avuto la fortuna di veder la mia vita intrecciarsi nel tempo con quella del comitato italiano per l’Unicef. Ogni ricordo legato a questa lunga esperienza lo porterò con me in questa nuova avventura”.
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