"Oggi e’ una bella giornata per il giornalismo e, soprattutto, per la libertà’. Anche se in ritardo rispetto ai 100 giorni che ci eravamo dati a Panorama come termine per veder approvata la riforma della legge sulla diffamazione a mezzo stampa saluto con grande soddisfazione il voto della Camera dei deputati che abolisce il carcere per i giornalisti". Lo dichiara il direttore di Panorama, Giorgio Mulè.
"La nostra campagna – condotta, salvo alcune lodevoli eccezioni, in beata solitudine – era iniziata – prosegue Mule’ – dopo la sentenza che nel maggio scorso condannava in primo grado un giornalista e un collaboratore di Panorama a un anno di reclusione per diffamazione e il direttore a otto mesi di reclusione per omesso controllo. E’ bene ricordare che ne’ al giornalista, Andrea Marcenaro, ne’ a me il giudice ritenne di concedere la sospensione condizionale della pena. A questa sentenza se ne aggiunse un’altra a luglio nei miei confronti, emessa sempre a Milano, di ulteriore condanna a otto mesi di reclusione senza sospensione condizionale della pena e sempre per omesso controllo. In entrambi i processi a sporgere querela erano stati magistrati".
"Con sedici mesi di reclusione sulle spalle decisi di non presentare Appello – e conseguentemente di far divenire definitiva e dunque esecutiva la sentenza – se il Parlamento non avesse riformato una legge antistorica, di chiaro stampo liberticida e piu’ volte censurata dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo – dice ancora il giornalista -. Solo oggi, dunque, i miei avvocati hanno depositato i motivi di Appello in contemporanea con il voto del Parlamento e a pochissimi giorni dalla scadenza dei termini. Sarei andato in carcere a testa alta e in silenzio, ribadisco, se non fosse arrivato questo importante segnale dalla Camera dei deputati: i princi’pi non sono materia su cui e’ ammesso alcun tentennamento".
"Ringrazio tutti i parlamentari – afferma Mule’ – che, in commissione Giustizia prima e in aula poi, hanno sostenuto convintamente questa battaglia di civilta’. Sono certo che in Senato lo stesso schieramento si ritrovera’ compatto per votare definitivamente la legge al piu’ presto e comunque entro il 2013. Alla fine di questo percorso l’Italia si potra’ finalmente dire un Paese un po’ piu’ libero".
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