La provocazione arriva dal Canada, ma ci riguarda direttamente. "Non avete denaro o tempo sufficiente per andare in Italia? Allora fate un salto a New York City, da Eataly dove i sapori e i profumi italiani sono tutti autentici". E più che una provocazione diventa un suggerimento. Anche perchè poi, solo per fare un piccolo esempio, nell’ottobre scorso da Eataly èarrivata anche Milano, con il sindaco Giuliano Pisapia e altri ospiti illustri. ‘Eataly per Duomo’, è stato chiamato così l’avvenimento che ha portato nelle sale del gigantesco emporio anche autentiche collezioni di oggetti milanesi.
Eataly ogni giorno accoglie dagli 8 ai 10.000 visitatori che diventano 12-13.000 nei weekend. Un flusso continuo, perchè lì ci sono sette ristoranti con tavole e sedie, perché c’è la panetteria e la salumeria con i formaggi, la pescheria, tutti i sapori italiani. Autentici ci tengono a sottolineare. Così Eataly, che ha aperto un megastore anche a Chicago, e vuole espandersi anche in altre parti del Nord America, da Los Angeles (nel 2017 è prevista l’inaugurazione del centro di Westfield Century City) a Boston, ma anche in Canada a Toronto, è diventato un luogo turistico da visitare. A New York poi, dove il turismo rappresenta una delle voci più corpose, ecco che adesso non si può dire di aver visitato la ‘Big Apple’ se non si fa un salto da Eataly.
Quasi 4.700 metri quadrati, dove non manca nulla se si cercano i capisaldi della gastronomia italiana: dalla pasta ai salumi, alla carne al pesce, rosticceria e panetteria, formaggi, vini, gelati. Tutto. Ecco allora che i turisti, una volta entrati a Eataly a New York, si sentono quasi come se facessero un viaggio in Italia. "Siamo il tempio del cibo", racconta con un po’ di enfasi, ma nemmeno troppa, Mario Batali, chef tra i più famosi d’America, origini ovviamente italiane, e co-proprietario per quello che riguarda l’attività americana del gigante della gastronomia. Lì si mangia, ma anche si compra e si porta a casa. Lì trovi tutto, compreso chi ti insegna a cucinare italiano. Non manca nulla. Ed è diventato una attrazione turistica, quasi la Disney World del gastronomia. "La gente oggi fa del cibo una priorità molto più alta di quello che si faceva in passato – spiega Adam Saper, uno dei dirigenti di Eataly USA – vent’anni fa visitando una città ci si chiedeva quali posti erano da vedere e forse anche in quale ristorante si doveva andare. Oggi quella domanda è stata ribaltata e la prima cosa sulla quale ci si interroga è il ristorante e poi anche i mercati".
E se in America, per ora sono solo due i punti vendita di Eataly, New York e Chicago, il successo è stato così grande da far crescere la domanda, al punto che nella stessa ‘Big Apple’, al World Trade Center, sta già nascendo il numero 2, oltre all’interesse che come abbiamo detto, copre tutti gli States e il Canada. "Il nostro principale obiettivo – continua Mr. Saper – è buono, pulito e giusto. Il prodotto deve avere un buon sapore e deve essere realizzato in maniera sostenibile e pulita e le persone che lavorano alla creazione del prodotto in questione devono essere pagate con un salario equo. C’è in Italia una grande squadra che lavora con noi per trovare questi produttori. Abbiamo eseguito cinque o sei anni di ricerche, solo per mettere assieme questi prodotti".
Ecco il successo, cercato in maniera capillare, che parte però da una base inequivocabile e cioè la gastronomia italiana che, se presentata nella sua originalità, ha un solo percorso, quello del successo. "Agiamo localmente, ma pensiamo globalmente – spiega Dino Borri, l’ambasciatore di Eataly – vogliamo mettere il meglio del cibo italiano in un unico posto, ma alla stessa maniera negli esercizi aperti fuori dall’Italia aggiungiamo anche la gastronomia locale".
Eataly così è diventato il luogo cult, dove si ha la sicurezza davvero di entrare nel mondo italiano, almeno quello della cucina. "Cuciniamo quello che vendiamo e vendiamo quello che cuciniamo" ecco lo sglogan di Eataly che ha conquistato, con i suoi sapori, gli americani. E con una filosofia che negli States non aveva precedenti. "Incoraggiamo i clienti – spiegano a Eataly – a venire da noi, sedersi a uno dei nostri ristoranti, mangiare e poi chiedere allo chef come è stato cucinato il piatto. Poi una volta avute le risposte alle domande, andare a comprare gli ingredienti ai nostri banconi, andare a casa e cucinare. Il nostro motto è mangiare, comprare e imparare". Così la gastronomia italiana diventa sempre più popolare.
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