L’industria italiana scivola ancora piu’ giu’ sotto i colpi della recessione. Settembre spazza via gli ottimismi che avevano accompagnato agosto, con la produzione che torna ad essere negativa su base mensile, mentre nel confronto annuo si registra il tredicesimo calo consecutivo. I nuovi dati dell’Istat portano cosi’ la flessione dei primi nove mesi del 2012 al -6,5%. Un forte arretramento che incombe sul risultato di fine anno, ora pesantemente condizionato. E all’orizzonte non sembrano esserci dei miglioramenti, infatti il Centro studi di Confindustria prevede un nuovo calo anche per ottobre.
Intanto settembre viene archiviato con una diminuzione congiunturale dell’1,5%, che brucia il rialzo di agosto. Mentre su base annua la discesa e’ del 4,8%, ma diventa una caduta pari al 10,5% se si considera il dato grezzo, non corretto per gli effetti di calendario. Guardando ai diversi settori, risultano in negativo quasi tutti i comparti, in particolare gli autoveicoli (-13,0%), la fornitura di energia (-11,5%), ma anche il tessile-abbigliamento (-6,2%).
Tirando le somme dell’ultimo periodo, il terzo trimestre vede la produzione pressoche’ ferma (-0,1%), mentre il ritardo rilevato nei primi nove mesi fa pensare a un altro anno ‘nero’ per l’industria, dopo il tonfo subito nel 2009. Tanto piu’ dopo le stime del Csc, che indica per ottobre un calo congiunturale dello 0,6%. Basti pensare che secondo gli economisti di viale dell’Astronomia la distanza dal picco pre-crisi, ovvero dall’aprile del 2008, arriva al -23,2%. Addirittura, stando ai dati della Banca d’Italia, ‘i livelli produttivi, in contrazione in tutta Italia, si sono riportati nel Mezzogiorno sui livelli minimi della primavera del 2009’. Via Nazionale spiega che al Sud ‘ha influito la maggiore dipendenza di quest’area dagli andamenti della domanda interna’.
I dati dell’Istat per le associazioni dei consumatori non rappresentano una sorpresa visto il crollo della domanda dovuto alla perdita di potere d’acquisto. Per Federconsumatori e Adusbef i consumi nel 2012 caleranno del 5%, con la spesa natalizia in caduta libera, anche a causa della stangata derivante da prezzi e tasse, pari a 2.333 euro annui a famiglia. E la Cisl avverte come le esportazioni non riescano piu’ a compensare ‘i vuoti di domanda interna’.
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