La Confindustria ha paragonato questa crisi ad una guerra. Io vorrei essere ben più preciso, dicendo che questa crisi è a tutti gli effetti una guerra monetaria. Non è una guerra che si combatte con spade, fucili e cannoni. E’ una guerra che si sta combattendo a colpi di speculazioni monetarie. Questa guerra è tra l’Eurozona, i Paesi dell’area Euro, e quelli dell’area anglo-scandinava. In questa guerra non vi è esclusione di colpi.
Ad esempio, pochi sanno che la Danimarca (un Paese che ha conservato la propria valuta, la Krone) è stata colpita dalla speculazione. In quel Paese scandinavo, la disoccupazione è aumentata di circa 2.600 unità da aprile a maggio. Perché sta accadendo questo? La risposta è semplice. La speculazione ha colpito la Danimarca, un Paese che è collegato al Regno Unito dal commercio. Quindi, sorge spontanea una domanda: è possibile che chi ha fatto ciò stia puntando puntare ad isolare il Regno Unito, uno dei Paesi che più si oppone all’Euro? Io penso che sia lecito porsi questo interrogativo. Quindi, chi ha fatto la speculazione in Danimarca può essere, in qualche modo, collegato all’area Euro.
Sull’Euro, vorrei dire una cosa. Una moneta che non ha dietro un’istituzione politica è esposta alla speculazione ed è alla mercé degli Stati più forti, come la Germania. Quindi, pesa la geopolitica. Io non credo i risultati del recente vertice dell’Eurogruppo possano apportare dei miglioramenti. Il nostro Premier Mario Monti ha ottenuto una vittoria, favorendo l’appoggio al piano che prevede che gli Stati virtuosi possano adottare misure anti-Spread ed accedere al fondo salva-Stati e puntando i piedi di fronte alla riluttanza tedesca. Tuttavia, ciò potrebbe non bastare, se non si cambia la gestione della valuta che deve essere condotta da un organo politico. In tal caso, sarebbe meglio che l’Italia valuti ogni strategia, compresa l’uscita dall’Euro, prima che possa succedere un patatrac. Se ciò dovesse succedere e se l’Italia fosse impreparata sarebbe un gran disastro.
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