Alleanza franco-italo-spagnola sulla crescita e su misure salva-euro, intesa Parigi-Berlino sulla Tobin tax, Germania con Italia per una maggiore integrazione ‘politica’, Merkel contro tutti (o quasi) sugli eurobond, Gran Bretagna e Danimarca arroccate sui loro opting-out. E’ un quadro a geometrie variabili che rafforza la prospettiva di un’Europa a due velocita’ quello che emerge dal confronto delle posizioni dei singoli Paesi sui dossier che sono sul tavolo del vertice Ue di giovedì e venerdì.
GERMANIA – Berlino e’ contro ogni forma di mutualizzazione dei debiti sovrani tra i Paesi dell’eurozona. Almeno fino a quando non ci sara’ una ‘vera’ unione economica e monetaria. Ovvero sara’ istituito un ‘ministro’ del Tesoro europeo, saranno fissati limiti concordati ai deficit e ai debiti pubblici e sara’ possibile modificare le finanziarie nazionali. La cancelliera Angela Merkel continua anche a opporsi all’idea di uno scudo anti-spread ed ha riserve sul progetto di affidare la vigilanza bancaria alla Bce. Chiede invece che si proceda senza indugio all’adozione della tassa sulle transazioni finanziarie. Le posizioni della Germania sono condivise da OLANDA e FINLANDIA che, in alcuni casi, sono ancora piu’ rigide.
FRANCIA – Parigi vuole dare forza giuridica al Patto per la crescita per farne un impegno ‘complementare’ al Trattato sul Patto di bilancio. Un obiettivo che non pare condiviso da Berlino. Francoise Hollande e’ in favore degli eurobond e spinge per l’Unione bancaria e la creazione di uno strumento europeo che possa ricapitalizzare direttamente le banche in difficolta’ per spezzare il circolo vizioso banche-debiti sovrani. Parigi e’ politicamente restia a ulteriori cessioni di sovranita’ previste nel progetto di sviluppo dell’Unione economica, ma ha assicurato che avra’ un approccio ‘pragmatico’.
ITALIA – L’azione di Roma e’ concentrata sul raggiungimento di un obiettivo: il varo di un ‘meccanismo soddisfacente’ che funzioni da scudo anti-spread e consenta di stabilizzare l’euro. Mario Monti tiene anche tantissimo al varo del Patto per la crescita, un fronte sul quale ha comunque gia’ ottenuto l’intesa con Francia, Germania e Spagna su un pacchetto di interventi per circa 130 miliardi di euro. Roma e’ pure favorevole all’adozione della Tobin tax anche attraverso una ‘cooperazione rafforzata’ che escluda la Gran Bretagna ed e’ aperta al rafforzamento dell’Unione economica.
GRAN BRETAGNA – David Cameron arriva al vertice con un rebus da risolvere. Evitare qualsiasi altra cessione all’Ue, fare i conti con il progetto di Unione bancaria e conciliare i timori che anche la City nutre sugli effetti economici negativi che tutto cio’ potrebbe avere per il Paese. Sulla strada di una resistenza a una maggiore integrazione europea e’ anche la DANIMARCA, che non intende rinunciare al suo opt-out su giustizia e moneta unica.
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