Davanti ai giudici di Grosseto gli ex vertici di Costa Crociere spa fanno quadrato intorno alla compagnia: fu il comandante Francesco Schettino il solo responsabile del naufragio della Concordia all’Isola del Giglio, mentre l’ ‘unita’ di crisi’ che si riuni’ nella sede di Genova fece tutto il possibile la sera del 13 gennaio 2012, quando morirono 32 persone. Tant’e’ vero che non vi furono provvedimenti disciplinari, e l’unico ad essere sospeso dalla societa’ fu Schettino. Parole che pesano contro l’imputato perche’ le dicono al processo, e ne danno il senso, coloro che di Costa spa quel giorno erano il ‘numero 1’ e il ‘numero 2′, cioe’ rispettivamente l’ex presidente e Ad Pier Luigi Foschi, e l’ex direttore generale Giovanni Onorato, oggi Ad di Msc Crociere.
Quel giorno Foschi era ai Caraibi con la nave Luminosa, e Onorato in montagna, con la famiglia. Entrambi hanno testimoniato oggi al processo di Grosseto aggravando la posizione dell’imputato Schettino, e alzando, di contro, un muro difensivo sui comportamenti di alti dirigenti della compagnia come il vicepresidente in carica Manfred Ursprunger e il capo dell’unita’ di crisi di quella notte, Roberto Ferrarini, operativi la sera del naufragio e poi entrambi indagati (Ferrarini ha patteggiato piu’ di tutti gli altri co-indagati il luglio 2013, 2 anni e 10 mesi): "Non poterono fare di meglio".
Non a caso un’inchiesta interna di Costa spa, ha ricordato Foschi, "incentro’ sulla responsabilita’ del comando della nave, della conduzione della navigazione" i motivi del naufragio, "e anch’io il 16 gennaio 2012 indicai la responsabilita’ del comandante della nave" Schettino. "La societa’ – ha aggiunto – non ritenne adeguati i tempi di risposta a bordo. Altresi’, le informazioni avute dall’unita’ di crisi non potevano consentire suggerimenti migliori di quelli che furono dati" a chi era sulla nave. "Come azienda – ha risposto Foschi in aula – non abbiamo intravisto nulla che potesse far scattare provvedimenti disciplinari", anche perche’ "l’unita’ di crisi non puo’ imporre le decisioni". Sono stati salvati, cosi’, Ursprunger, Ferrarini e gli altri del team accorso la sera nella sede di Costa a Genova mentre a Foschi, a Guadalupa, due volte il "mondo mi cadde addosso", quando gli dissero dell’incidente e quando gli riferirono delle centinaia di persone ancora da evacuare mentre la Concordia si piegava di lato.
"Per noi la nave non doveva essere in quel posto a quell’ora, quella notte", ha detto Giovanni Onorato in aula rispondendo alla difesa di Schettino di cui "ci fidavamo comunque, altrimenti non gli avremmo affidato la responsabilita’ della Concordia e di altre navi". Tuttavia, il pm Leopizzi ha portato Onorato a parlare di una valutazione formale che la societa’ aveva fatto di Schettino nel 2008, cosi’ come usa fare sul personale. Qui, pur in un quadro complessivamente positivo, si descrive Schettino insufficiente in leadership e gravemente insufficiente "nel trasferimento di informazioni ai vertici dell’azienda", cioe’ non trasparente, quanto a ‘pianificazione e controllo’. In aula il presidente Puliatti ha ‘stroncato’ un’intercettazione ambientale proposta da una parte civile perche’ non sarebbe attinente, direttamente, al processo; l’ha fatta sentire in due passaggi e poi ha chiosato: "Non riguarda la Costa Concordia", infatti si parla del varo di un’altra nave.
Domani ancora udienza, seppure con qualche incertezza. Saltano i due testi in calendario, uno, Manrico Giampedroni, in navigazione fino ai primi di aprile; l’altro, il timoniere indonesiano Jacob Rusli Bin, che, detto anche dal pm Maria Navarro in aula, la procura non rintraccia nell’area di Djakarta. Un giallo: per la difesa di Schettino potrebbe addirittura essere in un manicomio. Intanto dopo due anni e’ tornato a navigare su una nave della Costa un altro dei presenti in plancia durante il naufragio, il ‘vice’ di Schettino Ciro Ambrosio.
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