Alla ribalta c’era gia’ abituato. Ad essere una ‘star’ della politica, forse, non ancora. Flavio Tosi, il sindaco di Verona che ha rotto con l’ortodossia leghista, e’ l’uomo del momento. Da ieri sera, quando ha riconquistato Palazzo Barbieri, e’ un continuo di interviste, collegamenti tv, taccuini e telecamere nel suo studio. E’ da capire. Colui che poteva ‘spaccare’ il Carroccio e’ stato quello che invece l’ha tenuto in piedi, mantenendo alta la bandiera verde in una tornata amministrativa che ha punito anche i ‘lumbard’. Ma l’orizzonte di Tosi – lo dice chiaro – e’ e resta Verona. Almeno per i prossimi 5 anni.
‘A Roma? No grazie’ ha risposto ai cronisti commentando i rumor che lo indicherebbero come sindaco con ‘data di scadenza’ nel 2013, ritorno delle elezioni politiche. ‘A Roma avrei potuto andarci – spiega – perche’ avevo ruoli in Lega che me lo permettevano. La cosa non e’ mai interessata. Sono stato assessore regionale e sono tornato indietro, per fare il sindaco nella mia citta’. Che adesso, sull’onda mediatica, pare anch’essa presa dalla Tosi-mania.
Dopo la vittoria delle comunali, con la sua famosa lista civica che ha ridicolizzato quella della Lega – 37 a 10 lo score percentuale – e’ stata notte bianca per i ‘tosiani’. La festa e’ stata al bar della ‘Ragione’ in piazza delle Erbe, assieme a centinaia di militanti e a pochi fedelissimi compagni di partito (l’europarlamentare Lorenzo Fontana, il consigliere regionale Paolo Tosato, il segretario provinciale Paolo Paternoster). ‘Io sono sempre stato in mezzo ai veronesi per cinque anni – ha spiegato – Li ringrazio perche’ questa e’ stata una vittoria soprattutto dei veronesi, nonostante tutto e nonostante tutti. Questo debito che ho verso la citta’, questo affetto che mi hanno dimostrato i veronesi e che io ricambio, mi impegna a lavorare a favore di Verona per altri cinque anni’. Si lascia aperta solo la porta della corsa alla segreteria veneta del Carroccio, nel congresso del 3 giugno prossimo, dove potrebbe trovare strada spianata. Ma in Parlamento no, ribadisce, ‘nemmeno se me lo chiedesse Maroni’. Alle vicende del partito, quella Lega di fa parte da 20 anni, Tosi pero’ non riesce a non guardare. ‘L’unita’ della Lega – osserva – non e’ in pericolo.
Esiste dall’89, quando Bossi costitui’ la Lega Nord’. E tuttavia proprio all’ex segretario, il ribelle Tosi si permette di dare un consiglio: Bossi non si ricandidi alla segreteria federale, ma ‘faccia il padre nobile’ del movimento, suggerisce il sindaco di Verona, per il quale ‘c’e’ qualcuno che sta attorno a Bossi che lo consiglia male’. Per dire, insomma, che l’effetto ‘cerchio magico’ non e’ ancora finito.
Nella sua prima giornata da sindaco riconfermato, Tosi ha compiuto alcuni atti semplici ma significativi: ha perso parte alla messa di suffragio per i 6 anni dalla scomparsa di Enrico Frassanito, il maresciallo dei Carabinieri morto nell’attentato di Nassiriya, ed ha consegnato una targa del Comune ad una signora veronese che compiva 100 anni. Poi di buon’ora era nel suo ufficio a Palazzo Barbieri, a destreggiarsi fra interviste con tv, rispondere ai messaggi di congratulazioni (ha ricevuto oltre 1000 sms) e a molte telefonate. Quella di Maroni era arrivata ieri a tarda notte.
Che l’abbia vinta Tosi sul suo partito, anche a livello di voti, lo dimostrano i posti che saranno assegnati in Consiglio comunale: 17 quelli della lista ‘Tosi’, 5 per il Carroccio, tra cui anche la sorella del sindaco, Barbara, la leghista piu’ votata con 1244 preferenze. L’onda ‘tosiana’ ha quasi azzerato il Pdl, crollato da 12 consiglieri ad uno solo nella nuova assemblea municipale. ‘Ma tre quarti del Pdl era passato con me’ ricorda velenosamente il sindaco. Infatti, dei 14 berlusconiani ribelli, poi sospesi dal partito da Angelino Alfano, 9 erano finiti sotto il simbolo di Tosi. Sono stati tutti rieletti.
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