Le elezioni dei Comites sono ormai alle nostre spalle. Gli italiani all’estero iscritti al voto sono stati circa un 6 – 7% degli aventi diritto. Coloro che alla fine hanno votato, sono stati ancora meno, intorno al 3%. Ne è valsa davvero la pena? Fabio Porta, eletto con il Pd nella ripartizione estera Sud America, risponde in maniera affermativa a questo interrogativo. A colloquio con ItaliaChiamaItalia il presidente del Comitato per gli italiani all’estero alla Camera spiega: “I numeri sono quelli che sono, dico che comunque ne è valsa la pena, perché la situazione era insostenibile, ai limiti del paradosso e della correttezza delle norme della democrazia. I Comites non venivano rinnovati da oltre dieci anni, questo stato di cose non poteva continuare oltre. Quindi – prosegue il deputato – la considerazione di fondo è che abbiamo fatto bene a votare. Detto questo – aggiunge Porta – non farei proclami entusiastici. Vedo qualcuno che parla di grande successo, di grande vittoria, come se queste elezioni avessero coinvolto chissà quante persone. Sono state un test limitato al numero relativamente basso degli elettori, comunque significativo. Quando il Comites di San Paolo, in Brasile, vede la partecipazione di 15mila persone che poi vengono chiamate a votare, non mi pare siano numeri così insignificanti”.
Resta il fatto che a livello mondiale sono davvero pochi i connazionali che hanno partecipato al voto. Cosa non ha funzionato in queste elezioni Comites? “Avevamo un nuovo sistema di voto, complicato e sconosciuto, e un organismo che anche a causa di continue proroghe aveva perso il proprio appeal nei confronti degli italiani all’estero. Di certo un organismo che ha bisogno di un aggiornamento normativo”. Insomma, ribadisce l’esponente del Pd, “il volume complessivo dei votanti non è entusiasmante, ma non è da disprezzare”.
Secondo Fabio Porta si sarebbe dovuto votare a dicembre, come era stato previsto all’inizio di questa vicenda. Il deputato giudica “assurda e sbagliata la proroga sui termini di iscrizioni, che ha fatto sì che molti iscritti poi non hanno votato”. Inoltre, “non è stata stanziata alcuna risorsa per una campagna informativa adeguata”.
La Farnesina, in effetti, ha organizzato le elezioni Comites in maniera un po’ sbrigativa e raffazzonata. Diversi eletti all’estero, anche tra i colleghi Pd di Porta, sono stati critici in questo senso verso il ministero degli Esteri. Ma il presidente del Comitato alla Camera getta acqua sul fuoco: “Non sarei così severo come qualche mio collega. La Farnesina ha avuto il coraggio di andare a votare. Ci sono stati degli errori, certo. Secondo me l’errore principale – torna a sottolineare – è stato accettare una sorta di diktat che proveniva da alcuni senatori in particolare e da alcune organizzazioni italiane all’estero che chiedevano la proroga sia dei termini per l’iscrizione al registro elettorale, sia per votare. Se il ministero fosse stato più inflessibile e coerente, forse le cose sarebbero andate diversamente. In questo modo, invece, hanno allungato i termini, senza aggiungere risorse, senza alcun tipo di informazione, e questo oggi è il risultato”.
Secondo Porta i Comites “debbono continuare a vivere, perché nonostante tutto questa esperienza ha fatto in modo che tanti giovani, tante donne, tante persone si siano avvicinate a un mondo che prima non conoscevano a fondo. Dobbiamo comunque interrogarci di fronte ai dati, per capire cosa si può fare per rendere i Comites più vicini alla collettività, affinchè tali organismi possano davvero dare risposte ai connazionali. Parliamo da tempo di una riforma degli organi di rappresentanza: sarebbe arrivato il momento di riformarli e certamente nei prossimi mesi inizieremo a pensarci”.
Porta e i suoi colleghi eletti all’estero incontreranno nelle prossime ore il sottosegretario agli Esteri Mario Giro, con il quale tireranno le somme di questo rinnovo Comites. Cosa dirà Porta al membro del governo? “Al sottosegretario Giro dirò che il governo ha fatto bene a fare votare gli italiani nel mondo, ma che ha fatto male a estendere per così tanto tempo i tempi per il voto. E che in ogni caso questi organismi ora sono legittimati e vanno insediati e sostenuti anche da parte delle autorità consolari. Appena si sarà chiuso il giro di boa delle riforme in Parlamento, dovremo iniziare a lavorare per riformare sia i Comites che il CGIE”.
Discussione su questo articolo