La cittadinanza è uno status giuridico d’importanza fondamentale, dal quale discendono tutti i diritti e i doveri derivanti dall’essere Italiani. Diritti inalienabili, diritti che ci spettano e che vanno difesi ed esercitati nella misura che la legge garantisce.
Desta dunque il nostro stupore, per non dire la nostra indignazione, sapere che le pratiche per il riconoscimento della cittadinanza italiana, presupposto fondamentale per esercitare qualunque diritto, prevedono il pagamento di una tassa di 300 euro: una cifra assolutamente sproporzionata, che spesso viene gonfiata dal cambio sfavorevole in alcuni Paesi. Un “balzello” che, tanto per cambiare, va a colpire soprattutto i risparmi degli Italiani all’Estero.
Per questo aderiamo all’iniziativa di Claudio Zin, senatore del MAIE, il quale ha presentato un’interrogazione al Ministro degli affari Esteri, chiedendo che – se proprio tale tassa non può essere abrogata – i proventi da essa derivanti siano almeno destinati, con trasparenza e chiarezza, a un implemento nelle risorse destinate ai Consolati. In questo modo, perlomeno, una tassa che è e rimane indigesta avrà il fine di garantire un effettivo miglioramento dei servizi rivolti ai nostri connazionali all’estero.
In caso contrario, per usare le parole dello stesso senatore, finiremmo per «aggiungere il danno alla beffa»: e, considerando la lunghezza delle liste d’attesa cui devono far fronte i nostri connazionali, non è proprio il caso di aggiungerla.
*responsabile di Forza Italia all’estero
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