Sul sito del Popolo della Libertà è comparsa questa dichiarazione del presidente dei senatori del partito, il senatore Maurizio Gasparri, che recita: "Non è assolutamente urgente discutere di nuove norme sulla cittadinanza. E non è certamente poi compito di questo governo introdurre elementi che possano creare confusione e conflittualità. Su questi temi il Pdl si è già più volte espresso con chiarezza".
Trovo che la dichiarazione del senatore Gasparri sia più che condivisibile. In primo luogo, qui in Italia ci sono problemi più urgenti. Basti citare la situazione di varie aziende che chiudono, dei molti giovani disoccupati e di numerose famiglie che non riescono ad arrivare alla fine del mese, anche perché sono oberate dal fisco. In secondo luogo, una legge che regolamenta il diritto di cittadinanza c’è già e va bene così com’è. Per essere cittadini italiani, non basta (e non deve bastare) avere un semplice "pezzo di carta". Per essere cittadini italiani bisogna prima di tutto avere assimilato i valori del Paese in cui si vive. Ciò si chiama integrazione. Ora, ci sono tanti immigrati che sono integrati nella nostra società, ma ce ne sono tanti altri che non lo sono. Anzi, questi ultimi potrebbero essere maggioritari.
Quello che dico potrebbe fare storcere il naso a qualcuno, ma questa è una constatazione dei fatti. Ad esempio, mi risulta che attraverso il meccanismo del "Money transfer" gli immigrati mandino tanta parte della ricchezza prodotta qui in Italia nei Paesi d’origine. Oltre al fatto che di queste operazioni finanziarie si sappia poco, bisogna capire che quella ricchezza mandata nei Paesi d’origine degli immigrati è ricchezza tolta al nostro Paese. Questo smentisce in parte la "storiella dell’immigrato che produce ricchezza qui in Italia". Inoltre, vi è anche un’altra questione non di poco conto. Mentre qui ci si affanna a volere fare diventare italiani gli immigrati, all’estero ci sono tanti italiani ed italo-discendenti che rischiano di perdere la cittadinanza italiana.
Trovo che questo sia inaccettabile. Prima bisogna pensare agli italiani all’estero. In questo momento, bisogna evitare la conflittualità. Le priorità sono altre.
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