Un caldo cosi’, loro che sono abituati alle estati roventi della Pianura padana, giurano di non averlo mai sofferto. Quasi 37 gradi, che nelle tendopoli dell’Emilia terremotata sembrano molti di piu’. ‘Ci vuole pazienza, tutto passa’, e’ il commento rassegnato di un’anziana signora di Mirandola, nel Modenese, che aspetta il calare del sole seduta davanti alla sua tenda. ‘Dentro l’aria e’ irrespirabile, sembra di stare in un forno’, spiega posando lo sguardo sul maxischermo attorno al quale alcuni ragazzi iniziano a sistemarsi in attesa della finalissima tra Italia e Spagna. ‘Stasera c’e’ la partita, nonna!’, le dice il nipote correndo via con un pallone in mezzo ai piedi, simbolo di quella normalita’ che – a 41 giorni dalla prima scossa – fatica ancora ad arrivare. Per tutta la giornata i soccorritori sono stati impegnati a dare assistenza agli sfollati – oltre 11 mila – nei campi allestiti dalla Protezione civile per l’emergenza. Qualche abbassamento di pressione, alcuni lievi malori, anche tra i soccorritori, ma al momento nulla di grave. ‘Da queste parti siamo tosti: se non ci hanno ammazzato due terremoti, figuriamoci cosa puo’ fare un po’ di caldo’, e’ la sfida lanciata da uno sfollato con un grosso cappello di paglia in testa per avere un po’ di ombra.
I condizionatori d’aria girano ‘a palla’, ma non bastano a raffreddare l’aria infuocata delle tende. Cosi’ in alcuni campi la Croce Rossa ha deciso di montare a mo’ di tettoia dei teloni, mentre i soccorritori distribuiscono acqua a volonta’. ‘Avete sentito? Il sindaco ha ridotto la zona rossa – annuncia un uomo di mezza eta’ – chissa’ se riusciremo a tornare a casa’. Oggi il primo cittadino di Mirandola, Maino Benatti, ha infatti emesso un’ordinanza che rende accessibile altre tre vie della cittadina devastata dal sisma. E ha annunciato che nei prossimi giorni saranno riaperti ulteriori tratti del centro storico.
L’altra bella notizia di questa domenica di fuoco arriva da Codisotto di Luzzara, in provincia di Reggio Emilia, con la riapertura di Sant’Antonio Abate, la prima chiesa tra quelle danneggiate dal sisma ad essere di nuovo agibile. ‘Un bellissimo segnale di speranza’, come l’ha definito la presidente della Provincia, Sonia Masini, presente questa mattina alla Messa di don Edoardo Ruina. Merito, sottolinea in una lettera, dei vigili del fuoco che hanno messo in sicurezza il campanile: ‘un lavoro difficile e faticoso – osserva – compiuto in condizioni disagiate a causa del caldo e dei tanti pericoli. La popolazione – conclude – ha ammirato la vostra dedizione, il vostro coraggio, la vostra competenza e ha apprezzato la vostra profonda umanità’.
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