Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera, intervistato dal settimanale Panorama parla del suo appoggio alla sfiducia a Mario Monti: "Ho intuito subito il ‘grande imbroglio’ di Giorgio Napolitano, mesi prima che si manifestasse. Poi sì, insieme a Niccolò Ghedini e a Denis Verdini, ho convinto Berlusconi a togliere la fiducia a Monti". Sull’esecutivo di Enrico Letta dice: "Non doveva essere lui il presidente del Consiglio delle larghe intese. Il nome condiviso era quello di Giuliano Amato. Ma saltò e l’errore più grande è stato quello di scegliere per il governo una delegazione del Pdl tutta espressione di Angelino Alfano. Il risultato si è visto".
Poi Renzi… "Ah, no, Renzi seduce Berlusconi, non me: io sono sempre stato contro il premier abusivo. Lei non sa quello che ho dovuto passare nei mesi scorsi, quando attaccavo Renzi molto più di Raffaele Fitto…". Sulla situazione attuale commenta: "Non festeggio, anzi sono amareggiato. Quanto sangue abbiamo versato per il Nazareno: straordinaria intuizione che avrebbe potuto segnare una nuova fase della vita politica, con il riconoscimento reciproco tra centrodestra e centrosinistra. Renzi, per pure ragioni di bottega, ha buttato tutto all`aria".
Brunetta racconta la sua esperienza di ministro della Funzione pubblica dal 2008 al 2011: "Per me è stato un onore fare il ministro. Però, complice la Lega, il veto su dicasteri più importanti lo mette Giulio Tremonti, che non vuole concorrenti. Ma rimane fregato perché il mio ministero diventa presto il più popolare ed efficiente. Lì spunta il contrasto, duro, tra Berlusconi e Tremonti. Contrasto che portò al disastro".
Sul suo mancato incarico da sindaco di Venezia dice: "Mi mancava un qualcosa che si è manifestato successivamente. Io ho combattuto lealmente. E mi hanno fatto perdere". Alla domanda se si riferisca alle inchieste giudiziarie che coinvolgono anche il Pd risponde: "Non devo aggiungere altro". Brunetta rivela anche che doveva essere ministro del Lavoro "nel 1996, con il governo Maccanico. Ero già nella lista ma il suo tentativo fallì. Nel 2001 il veto lo mise il solito Tremonti".
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