"Non ho fatto una gran bella figura in questa storia. La mia consulenza in Nigeria non è andata in porto, chi si è rivolto a me non mi parla più e finisco pure indagato. Come si dice, cornuto e mazziato". Luigi Bisignani, da anni il lobbista per eccellenza nei rapporti tra la politica e le società controllate dallo Stato, non nega il suo coinvolgimento nella trattativa tra Eni e il faccendiere nigeriano per lo sfruttamento di un ricco giacimento al largo delle coste africane.
In un’intervista a Repubblica ammette di essere stato lui ad aver innescato tutta la vicenda, ma di esserne uscito quasi subito. "Anche perché quando la trattativa di Eni entra nel vivo, ero agli arresti domiciliari per l’inchiesta sulla P4 – dice – come avrei potuto interessarmi senza che la magistratura intervenisse?".
Bisignani racconta di essere stato scavalcato dopo un iniziale contatto e che Eni è andata a trattare direttamente con esponenti del governo nigeriano. “Da quel momento esco di scena, di certo non in modo brillante. Cosa sia successo, perché li abbiano scavalcati, perché poi sia tutto saltato, non saprei dire. Di sicuro, l’Eni mi porta una sfiga pazzesca: tutte le volte che in qualche modo me ne occupo finisco in tribunale".
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