La Libia post Gheddafi e la sua rivoluzione, ancora incompiuta, e’ lontana mille anni luce dalle primarie. Ma Pier Luigi Bersani non rinuncia, in tutti gli incontri a Tripoli scelta come prima tappa dopo la vittoria, a raccontare ‘’la grande giornata di democrazia’’ dei 3 milioni di cittadini che lo hanno candidato premier del centrosinistra. Un’investitura democratica che da’ la forza al vincitore di non temere competitors vecchi e nuovi. ‘Non vedo l’ora di sfidare Berlusconi’, sostiene il segretario Pd che sta gia’ studiando come superare i limiti del Porcellum nel caso in cui la riforma elettorale saltasse: ‘Se facciamo il listone Pd-Sel, abbiamo gia’ gli elenchi degli elettori che possono scegliere i propri rappresentanti con le primarie dei parlamentari’.
Il giorno dopo la vittoria, Bersani vola a Tripoli ad esprimere l’amicizia del Pd ‘alla nuova Libia’ e a rivendicare ‘il ruolo centrale che l’Italia deve tornare ad avere nel Mediterraneo’. Dopo aver incontrato il presidente del congresso Mohamed Mgarief ed i leader dei due principali partiti, il segretario Pd racconta ad una delegazione delle 33 donne elette nel Parlamento nato dopo la rivoluzione, come ‘non esistono ricette per la democrazia che e’ un campo in costruzione, ma certo il ruolo delle donne e’ una discriminante fondamentale’.
E se la democrazia e’ un cantiere aperto, Bersani ammette che ‘un filino’ di primavera italiana c’e’ stata anche nelle primarie del Pd dopo anni ‘in cui siamo stati abituati all’imperatore e all’uomo solo al comando’. Per voltar pagina, il neo candidato premier del centrosinistra ha in mente una campagna elettorale in cui tutto il Pd, ‘’senza monopoli o duopoli’’, ‘’discutendo insieme ma anche decidendo’’, e soprattutto coinvolgendo gli elettori, ‘’torna a servire il paese’’.
Se Bersani non vede l’ora di sfidare il Cavaliere, al primo posto delle priorita’ post primarie mette ‘’il dossier della riforma elettorale’’ cosi’ come al primo posto tra i politici che vuole incontrare al rientro in Italia e’ il premier Mario Monti. Il Pd sosterra’ il governo tecnico fino alla fine mentre il dubbio di Bersani e’ che il Pdl, gridando all’election day, punti a staccare la spina in anticipo.’Ho sempre pensato che – afferma il leader Pd – sia sensato tenere separate regionali e politiche. Alfano e Berlusconi dicano perche’ e come intendono realizzare l’election day’. Capire quando si votera’ – l’ultima ipotesi della giornata e’ votare nel Lazio a febbraio e fare le elezioni politiche con Lombardia e Molise a marzo – e’ la variabile, insieme a come si andra’ a votare, da cui discende lo schema di gioco del centrosinistra. Le trattative sulla riforma elettorale sono saltate un’altra volta e Bersani ha perso la pazienza: ‘Il Pdl ci faccia sapere che cosa pensa precisamente perche’ non capiamo piu’, siamo alla ventesima proposta’. Se restera’ il Porcellum, il segretario Pd ha gia’ pronto l’antidoto all’antipolitica scatenata dal parlamento dei nominati. Le primarie per i parlamentari ‘si fanno, vedremo come coinvolgendo i territori ma le tecnicalita’ si risolvono’.
Ragionando con i giornalisti al termine della breve trasferta in Libia, Bersani spiega che, andando al voto con un listone del centrosinistra, si potrebbero chiamare ai gazebo a scegliere i parlamentari gli stessi votanti delle primarie, ormai riuniti nell’albo degli elettori. Il candidato premier non ha titubanze sulle primarie per i parlamentari, ‘’salvaguardando- precisa- una quota del 20-30 per cento per candidati tecnici sconosciuti tra la gente’’ e immaginando, al fianco del listone 2-3 liste aggiuntive, dai Moderati di Giacomo Portas al movimento dei sindaci e della societa’ civile. Nel partito, invece, ci sono dubbi anche se ormai tutti, da Franceschini alla Bindi, sono consapevoli che una forma di consultazione ci vuole, salvo che precipitasse tutto e si andasse a votare a febbraio. Ma a vincere le elezioni Bersani ci punta davvero al punto che nei suoi incontri in Libia assicura che ‘un possibile nuovo governo possa avere una disponibilita’ ulteriore e piu’ forte verso la Libia’.
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