Il potere giudiziario compete alla magistratura, un organismo indipendente che deve giudicare e punire con imparzialità secondo le leggi. Attualmente questa indipendenza è arrivata al punto di far considerare il potere giudiziario un’entità che tutto può ed alla quale tutti devono sottostare, compresi il potere legislativo e quello esecutivo. Intromissioni anche macroscopiche sotto la copertura di indagini ce ne sono state fin troppe e di certo il caso di cui tanto si parla in questi giorni, l’assoluzione definitiva di Berlusconi sul "caso Ruby", è solo uno dei tanti, ma forse è quello che più danno ha arrecato, non solo alle persone coinvolte, ma anche allo Stato italiano, sia dal punto di vista dell’immagine, sia da quello economico.
Ricorrere in Cassazione quando già in appello era stata evidenziata l’infondatezza, ritengo sia stata solo una forma di megalomania e/o di onnipotenza che mal si addice a chi deve amministrare la giustizia, anzi con tale comportamento si infanga solo l’istituzione.
Trascrivo le parole di Michele Emiliano, segretario del Pd pugliese e, pertanto, non certamente un berlusconiano: "Una Procura che riceve un’assoluzione del genere dovrebbe in maniera istituzionale prenderne atto e scusarsi".
Da profano in materia, ma da onesto contribuente, penso che il danno ricevuto dalla nostra bistrattata Italia questa volta sia incommensurabile e, pertanto, indipendentemente dall’autonomia di cui gode il potere giudiziario, ritengo che il Capo del Governo ed il Capo dello Stato, che tra l’altro è anche Presidente del CSS, debbano prendere i dovuti provvedimenti, affinché simili incresciosi episodi non si verifichino più e che i magistrati tutti trattino i cittadini da persone e non come oggetti da utilizzare per le loro mire.
Anche in fatto di magistratura, come per il post guerra civile, la Spagna ci ha dato lezione di civiltà, cacciando dalla magistratura un giudice che aveva abusato in intercettazioni illegali. Ora sarebbe il caso di dare un esempio esemplare: allontanare chi ha causato tale danno di immagine ed obbligarlo a rifondere i perseguitati e lo Stato di tutte le spese sostenute. Sperare, poi, in doverose scuse come sostiene Michele Emiliano, è da fantascienza, in quanto chi si comporta in una certa maniera è ben lontano dai principi del vivere civile.
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