E’ il fastigio della libertà individuale ed insieme della civile convivenza, incentrata sul rispetto della persona e sulla condivisione di valori come il diritto al lavoro, alla professione delle idee e alla sinergia fra differenze la nostra Costituzione secondo Benigni, che ieri sera, davanti a quasi 13 milioni di italiani, è stato grandioso, commovente, più profondo che mai.
E non solo ha sbaragliato le reti concorrenti, surclassando soprattutto quelle Mediaset, ma, lasciata da parte la satira politica, Alfano, Renzi e l’ex premier Berlusconi, si è dedicato con rara ed ispirata passione ai dodici principi fondamentali della Costituzione e si è emozionato mentre raccontava l’impegno dei padri costituenti, parlando di lavoro, cultura, paesaggio, ambiente e turismo e misurando, implicitamente, la distanza che ci separa nella attuazione, dalle intenzioni dei nostri padri e delle nostre madri, che furono, nel 1947 ed in un periodo di grande difficoltà, capaci di tracciare un sogno in grado di rispondere a tutte le esigenze individuali e collettive, politiche, amministrative ma anche spirituali, in un contesto laico ma senza alcuni laicismo e con una robusta dose di cultura cristiana ma senza clericalismo, riconoscendo pari diritto ad ogni confessione e ruoli diversificati, ma paritetici, fra Stato e Chiesa, hanno creato i presupposti per una Nazione moderna e civilissima.
Benigni ha saputo accordare Darwin con il Vangelo Benigni e rintracciare ispirazioni che richiamano i nostri grandi letterati e poeti (Manzoni e Leopardi, soprattutto), nel complesso di articoli fondanti che diedero vita ad una nazione repubblicana, capace di comprendere l’unità ed il federalismo, il ruolo delle singole storie e differenze, ma anche la necessità di un respiro più ampio di portata europea.
A ben vedere non c’è nulla di più denotativo e referenziale di una Carta Costituzionale, eppure Benigni l’ha resa poetica e connotativa, con una climax costruito su una metafora ambientata nel medioevo, con vicende di corruzioni, prepotenze e festini che deturpavano il governo di mille e più anni fa, passata poi, sapientemente, di similitudine in similitudine e da antitesi in antitesi, sulla politica di oggi che appare così distante dai valori dei padri e delle madri costituenti.
Stamani grandissima soddisfazione viene manifestata negli ambienti Rai per un risultato ancora una volta strepitoso ed andato anche oltre le previsioni della vigilia, considerando sia la particolarità del tema che il momento del Paese.
Non solo l’attore e regista toscano ha fatto il 43,93% di share, ma la sua performance in diretta dallo studio di Cinecittà, colta ed ispirata, profonda e piacevolissima, ci ha dimostrato che occorre essere orgogliosi di essere italiani e contrari ad una politica orrenda e ad una ancora più orrenda antipolitica, entrambe contrarie, con segni diversi, agli stessi principi costituzionali che ci contraddistinguono e, nei ruoli pubblici, su cui addirittura giuriamo.
Due ore di spettacolo sublime in cui Benigni ha commentato l’insieme dei valori propositivi che ci fanno italiani, dicendo, fra l’altro, che la dignità di una Nazione si misura dal grado di rispetto per le donne e che occorre preservare la dignità anche a chi è in carcere, sentendosi orgogliosi di aver abolito la pena di morte e di vivere in un Paese in cui gli omicidi li commettono sono gli assassini.
Se è stato grande leggendo Dante e magnifico per i 150 anni della Unità, ieri sera Benigni è sembrato immenso, una continua fonte di stimoli, riflessioni ed ispirazioni per una Nazione che si dibatte fra disperazione, amarezza e scoramento, con una politica sempre più autoreferenziale e distante ed una classe dirigente o incapace o corrotta, che fa di tutto per contraddire la più parte del dettato costituzionale.
Una lezione sublime la sua, che ha ricordato a noi tutti perché dovremmo riscattarci ricordandoci l’orgoglio di essere italiani, figli di genitori che hanno redatto una Carta basata su principi come la solidarietà, contraria alla guerra e alle ingiustizie e, soprattutto, contro il profitto ad ogni costo.
In tantissimi, ieri sera, ci siamo commossi ed abbiamo compreso il pericolo, sempre strisciante a casa nostra, di ricercare un uomo che da solo voglia dirsi capace di risolvere tutti i problemi, un pericolo che ha dato vita al ventennio più buio della nostra storia unitaria e che fa ogni tanto capolino nelle stupide e pericolose uguaglianze internettiane e nelle convinzioni che al Parlamento dobbiamo mandare gente non autonoma ma dotata solo di un mandato vincolante; il tutto basato su un tragico principio di "autosufficienza" e di isolazionismo secondo il quale il "popolo" non ha alleati, il Paese si governa senza mediazioni e tutti quelli che "non sono d’accordo con noi" sono nemici da abbattere.
Tutto il contrario dello spirito che guidò gli uomini e le donne che costruirono (da posizioni diversissime) la nostra Costituzione, certamente tra le più belle ed imitate del mondo.
Per la diretta Benigni si e’ circondato da un pubblico composto soprattutto da ragazzi, perché è a costoro che principalmente bisogna far capire che la nostra Costituzione è attuale e sacra, modernissima e pienamente capace di fornire le risposte ed i valori che oggi sembrano introvabili o assenti. E l’altro grande messaggio di speranza, nonostante tutto e certamente controcorrente, Benigni l’ha lanciato a favore della politica, definita “la cosa più alta per organizzare la pace, la serenità e il lavoro”, sicché “non avere interesse per la politica e’ come dire di non avere interesse per la vita”.
Il programma è stato un inno alla speranza e all’orgoglio nazionali, senza nessuna enfasi nazionalistica.
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