Australia, lingua italiana in pericolo. Dopo l’allarme lanciato da un nostro lettore, Carlo Guaia, Vice-Presidente UWA Italian Club, attraverso le pagine di ItaliaChiamaItalia, abbiamo contattato l’On. Marco Fedi, eletto all’estero con il Pd e residente proprio in Australia, per chiedergli cosa stesse succedendo. Perché il governo locale ha preso una decisione così contraria alla lingua italiana e così penalizzante per la sua diffusione? “Non è ancora una decisione definitiva – ci spiega Fedi -, anche se i tempi per agire sono davvero ristretti. Si tratta di un Governo statale, Australia Occidentale, con capitale Perth, che avrebbe deciso, senza alcun preavviso, di destinare risorse ridotte unicamente al dopo scuola, cioè alla forma di insegnamento della lingua italiana più lontana da quell’inserimento scolastico, cioè nello studio curricolare, che è stato parte delle nostre battaglie e che solo due anni fa il Governo federale laburista aveva riconosciuto collocando l’Italiano tra le lingue prioritarie del curriculum nazionale”.
“Allora – prosegue il deputato – vi fu eccessivo ottimismo da parte delle autorità italiane, forse utilizzato per giustificare i tagli operati dal MAE. Noi dicemmo che la scelta era forte e importante, ma non sufficiente. Dicemmo che avremmo dovuto lavorare con gli Stati per evitare che questa scelta rimanesse solo sulla carta. Dicemmo che anche gli accordi, i cosiddetti MOU, Memorandum of Understanding, andavano prontamente rinnovati come segnale di impegno reciproco. Oggi le nostre preoccupazioni si sono rivelate fondate proprio in uno Stato in cui l’accordo è scaduto nel 2013. Questa è una vicenda profondamente ‘australiana’, in cui le responsabilità italiane sono come sempre le incertezze, le lentezze, i tagli e la superficialità”.
Fedi continua: “Nei confronti del governo statale del Western Australia è partita una campagna di sensibilizzazione che non ha eguali. I parlamentari di origine italiana si stanno muovendo, la comunità si sta organizzando. In questi anni, alla giusta decisione di aprire l’Australia ad altre lingue e culture dell’Asia Pacifico, è stata affiancata una campagna tesa ad escludere altre lingue europee dall’insegnamento scolastico. L’idea di un’Australia che guardi ‘esclusivamente’ alla regione dell’Asia ed alle sue lingue e culture, escludendo dall’insegnamento curricolare scolastico altre lingue e culture che trovano invece ampio consenso presso gli australiani, che apprezzano sempre più lingua e cultura italiane, è un errore ed è profondamente ingiusto”.
Marco Fedi, al lettore che ha lanciato l’allarme sulle nostre pagine, risponde così: “Da Brisbane, dove si è svolta una riunione InterComites, parte una campagna tesa ad invertire questo trend e a modificare questa scelta. Nei prossimi giorni valuteremo insieme quali altre iniziative si potranno intraprendere per far tornare l’Italiano, lingua prioritaria in Australia, ad essere lingua curricolare anche in Western Australia”.
Come deputato eletto all’estero e residente in Australia, come potrebbe Fedi contribuire alla battaglia a favore della lingua italiana, in questo caso presa di mira? “Ribadisco che si tratta di una decisione assunta da uno Stato d’Australia. Non interverremo come parlamentari se non in stretto raccordo con le autorità diplomatiche italiane che stanno già lavorando su questo tema. Crediamo che vadano subito rinnovati gli accordi, che non debbano esserci più esitazioni, tentennamenti e tagli. Poi a livello comunitario faremo un’azione forte affinché sia chiaro che a decisioni di questo tipo, che comportano un’assunzione di responsabilità politiche, corrispondono conseguenze anche sul piano elettorale”.
A Fedi chiediamo a questo punto se possiamo rassicurare il nostro lettore, e tutti quelli che sono con lui in questa battaglia, sul fatto che non sono soli e anche Roma è dalla loro parte, con i fatti, però, e non con le parole… L’eletto del Partito Democratico sottolinea: “Con le parole posso confermare che il sottoscritto è con loro e con la ‘nostra’ battaglia. Per Roma parlino le autorità costituite! Confermo impegno e lavoro serio per invertire l’orientamento del Governo statale. Con i fatti, oltre alla mia presenza a Brisbane, nei prossimi giorni elaboreremo una strategia che però non può essere solo il risultato del mio lavoro, ma deve rappresentare l’impegno di tutta una comunità”. (RF)
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