Angelino Alfano cerca di sdrammatizzare dicendo che non è una catastrofe. In realtà il voto amministrativo per il PdL è disastroso, e forse l’unica consolazione possibile è il pensiero che se Atene piange, Sparta non ride: crolla il Terzo Polo, la Lega per non sparire si aggrappa all’outsider Tosi, lo stesso Pd è in difficoltà. Una vera debacle per tutti i partiti.
Il vero vincitore delle elezioni appena trascorse è Beppe Grillo, con il suo Movimento 5 Stelle, che ha superato i pronostici più rosei e aspira legittimamente ad amministrare molti comuni.
Quali conclusioni trarre dall’analisi del voto? Che il vento soffia verso nuovi orizzonti? E’ presto per dirlo, le elezioni territoriali hanno logiche e dinamiche diverse da quelle nazionali; ma sollecitano sempre qualche riflessione da non trascurare e la prima che va evidenziata è la conferma della più semplice formula strategica: uniti si vince, divisi si perde.
La frammentazione è stata la caratteristica di queste amministrative, insieme all’astensione e alla perdita di credibilità di partiti che fino a ieri muovevano le masse e oggi ricevono consensi a una cifra.
Anche a Verona, dove Flavio Tosi è stato riconfermato sindaco già al primo turno, si può parlare di successo personale pressochè autonomo rispetto al consenso di lista riservato alla Lega. Il crollo del PdL e la crescita esponenziale dei grillini si spiegano con la caduta delle illusioni e il progressivo risveglio degli italiani che cercano soluzioni concrete. Il PdL non è riuscito a mantenere le promesse e ha fallito l’obiettivo del sogno berlusconiano del cambiamento; Grillo, che picchia duro contro la casta e contro i partiti che si sono resi responsabili della disillusione collettiva, paradossalmente, mutatis mutandis, rappresenta lo stesso sogno di cambiamento, e vince alla grande.
Alfano ha affermato che il suo partito continuerà a sostenere il governo Monti anche se proprio l’appoggio all’attuale esecutivo ha tolto consensi al partito fondato da Silvio Berlusconi. Un governo, quello di Monti, che altro non ha fatto che tassare gli italiani, senza ridurre la spesa pubblica neppure di un centesimo, senza tagli alla politica, senza attrezzarsi per favorire la crescita. Il PdL si trova a sostenere un governo che ha messo la tassa sulla prima casa, mentre il governo Berlusconi l’aveva cancellata.
Silvio ha provato a spiegarlo mille volte: "Abbiamo scelto il male minore per il bene del Paese, non potevamo andare al voto, mi sono dimesso per responsabilità nei confronti dell’Italia". Eppure la base azzurra non ci sta e lo ha fatto vedere con chiarezza in queste elezioni. Il nuovo messaggio ai partiti è chiarissimo: non tirate troppo la corda, la pazienza ha un limite che è stato superato, provvedete a riformarvi o sparirete.
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