Roma – Gli eletti all’estero “hanno fallito” tanto che da alcuni vengono visti come “personaggi da cabaret”. Parola del senatore Pd Claudio Micheloni che, in due distinte occasioni, non ha lesinato critiche all’effettiva efficacia della rappresentanza parlamentare della circoscrizione estera. Le frasi di Micheloni, come era prevedibile, non sono state condivise dagli altri eletti nelle varie ripartizioni del mondo, compresi i suoi colleghi di partito.
“Si tratta di due questioni distinte, che riguardano il modo in cui veniamo visti e quello che di concreto siamo riusciti a realizzare – spiega il deputato dem Gianni Farina -. Siamo arrivati in Parlamento per la prima volta nel 2006 e, dopo un anno, è scoppiata la crisi. Il Paese è precipitato in un clima difficile, complesso sia sul piano economico che sociale e morale. È evidente che, con uno scenario di questo tipo, l’attenzione verso gli italiani nel mondo possa essere scemata anche perché, solo per fare un esempio, i nostri stessi colleghi parlamentari ci dicono che noi siamo dei privilegiati, perché viviamo in Europa dove ‘si sta meglio’. Un’altra questione è, invece, quella rappresentata dal ruolo che abbiamo svolto in Parlamento”.
L’EDITORIALE QUEGLI ELETTI ALL’ESTERO DA CABARET – di Ricky Filosa
“Bisogna valutare con estrema attenzione il nostro ruolo in due rami del Parlamento composti da centinaia di parlamentari dove – aggiunge Farina – ognuno ha interessi di carattere zonale da difendere, anche per mantenere i proprio contatti sul territorio. Il vero fallimento sta nel fatto che gli eletti all’estero sono arrivati in Parlamento senza avere coscienza di cosa bisognasse fare per incidere sui lavori delle Camere”.
“Io stesso sono stato relatore di una proposta di legge che, se approvata, ci avrebbe permesso di svolgere meglio il nostro lavoro, ma nessuno l’ha appoggiata. La mia proposta di legge, presentata nella precedente legislatura e ripresentata in questa attuale, riguarda la costituzione di una bicamerale composta da diciotto eletti all’estero e diciotto eletti in Italia, se fosse stata accettata avrebbe rappresentato un potere fortissimo di proposta e di dialogo anche con le istituzioni italiane perché avrebbe consentito a un gruppo importante di affrontare la tematica. Nessuno, però, l’ha presa in considerazione”.
“Ho avuto l’impressione che abbia prevalso il timore e la paura di perdere eventuali promozioni già acquisite, oltre alla paura di confrontarsi sui problemi reali – allude Farina, senza voler fare nomi – un fatto grave, perché è evidente che chi, tra di noi, ha ottenuto degli incarichi ha avuto anche grandi soddisfazioni personali ma, poi, non ha ottenuto nulla per il settore”.
“Micheloni – conclude Farina – ha dimenticato di affrontare le nostre colpe, citando solamente una parte del problema, cioè la mancata attenzione verso le questioni degli italiani nel mondo, tralasciando l’altro risvolto della questione, ossia il fallimento del nostro gruppo parlamentare. Non si può parlare di personaggi da cabaret, in quel gruppo ci sono figure molto preparate e disponibili che potrebbero fare molto, è una ricchezza sprecata”.
Più secca la risposta del deputato Pd Fabio Porta, eletto in Sud America. “Non so se Micheloni si stesse riferendo ai senatori quando ha pronunciato determinate parole. Noi alla Camera abbiamo dei deputati veramente validi – taglia corto Porta – e comunque, in linea generale, non mi pare che gli eletti all’estero siano meno preparati o capaci degli altri. Al contrario, sono esattamente nella media di tutti i nostri politici, nel bene e nel male, quindi il problema non è legato alle personalità”.
“Posso essere d’accordo, invece, sul fatto che non siamo riusciti a far comprendere l’importanza della nostra realtà ma, in questo caso, si tratta di un problema per tutto il Paese e non solo per i parlamentari. Proprio perché credo nell’importanza di trasmettere il valore degli italiani nel mondo – sottolinea infine l’onorevole – ho firmato la proposta di legge del senatore Micheloni sull’insegnamento dell’emigrazione italiana nelle scuole”.
“Non condivido affatto le parole di Micheloni, soprattutto quando parla di come gli altri parlamentari giudicherebbero noi eletti all’estero”. È il commento di Renata Bueno, eletta con l’Usei di Eugenio Sangregorio, che aggiunge: “Sono stata sempre trattata con rispetto dai colleghi, sia a sinistra che a destra, e io stessa mi impegno quotidianamente affinché alla Camera si capisca l’importanza che gli italiani nel mondo hanno per il Sistema Paese”.
“In effetti, quando sono arrivata in Parlamento, sentivo dire da molte persone che gli eletti all’estero non sono visti come un valore, ma devo dire che, nei fatti, non ho riscontrato nulla di simile, quindi a me sembra più un’auto-discriminazione di alcuni, che forse non sanno dialogare con il governo”.
“Il rapporto con i colleghi eletti in Italia è costruttivo, valido e speciale. Non so per quale motivo Micheloni affermi il contrario, posso ipotizzare che, forse, noi del Sud America siamo visti in un altro modo perché si sa che la presenza italiana in quel continente è numerosa e fondamentale”.
“Non sono d’accordo con il senatore nemmeno quando dice che l’importanza degli italiani nel mondo non è recepita da chi vive qui – conclude la deputata -. Stiamo vivendo una nuova ondata migratoria, solo in Brasile nell’ultimo anno sono arrivati più di 60mila italiani. I connazionali, giovani e meno giovani, sanno benissimo quanto è presente e importante l’emigrazione”.
Molto più sarcastico il deputato azzurro Guglielmo Picchi. “Micheloni ha ragione, è lui che non è adeguato a rappresentare gli italiani. Faccia autocritica per sé e poi parli anche per gli altri e questo vale per chiunque ci abbia definito ‘personaggi da cabaret’. Non generalizziamo, più che ‘gli eletti all’estero hanno fallito’ c’è da dire che i partiti non hanno saputo applicare la rappresentanza nella circoscrizione estero, se i partiti avessero saputo scegliere personaggi idonei le cose sarebbero andate diversamente”.
“Ad esempio – rincara la dose l’onorevole Picchi – il Pd ha sempre scelto dei sindacalisti e, quindi, ha portato persone che hanno sempre svolto attività di patronato e sindacato. Che cosa ti aspetti, se lasci tutta la rappresentanza in mano a una sola categoria sociale? Una categoria che, inoltre, viene dall’immigrazione degli anni Settanta che, ormai, non esiste più”.
“Certo nemmeno noi, da parte nostra, siamo stati migliori perché, se è vero che abbiamo scelto persone che venivano dalla società produttiva e dalla nuova emigrazione, è altrettanto vero abbiamo inserito anche una serie di personaggi discutibili che hanno completamente oscurato il lavoro dei bravi che c’erano. Io non mi sento inadeguato – conclude Picchi – e, con tutto il rispetto per Micheloni, voglio sottolineare che il mio partito continua regolarmente ad affidarmi incarichi di rappresentanza estera e io li svolgo al massimo. Se fossi inadeguato, il mio partito non mi avrebbe affidato determinati incarichi ma, al contrario, mi avrebbe lasciato nel dimenticatoio così come è accaduto appunto a tanti parlamentari del Pd”.
“Non voglio fare polemica con il senatore Micheloni – spiega invece il deputato Maie Mario Borghese – ma credo che lui possa parlare per il Senato, alla Camera non è così, non abbiamo fallito. Evidentemente si tratta di una sua opinione per quello che succede al Senato e per quello che non è riuscito a fare lui in Europa”.
“Noi in Sud America abbiamo vinto con una buona partecipazione degli elettori, sia alle politiche che con i Comites. La gente ci accompagna e crede nel nostro progetto, certo ci sono cose da rafforzare ma stiamo lavorando per questo”.
“Abbiamo rapporti ottimi con i parlamentari eletti in Italia – aggiunge Borghese -, non c’e’nessuna discriminazione nemmeno con quelli del Pd, anche se siamo all’opposizione, e anche con i 5 stelle e Forza Italia. Magari per Micheloni c’è una dose di amarezza personale che vuole far diventare globale. Sono sue riflessioni, ma qui alla Camera non siamo stati mai discriminati”.
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